Oltre la crisi/La politica dei redditi che serve per ripartire

Oltre la crisi/La politica dei redditi che serve per ripartire
Con questo articolo Angelo De Mattia inizia la collaborazione con Il Messaggero. Si potrebbe immaginare un raccordo...

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Con questo articolo Angelo De Mattia inizia la collaborazione con Il Messaggero.

Si potrebbe immaginare un raccordo tra la riunione del Consiglio direttivo della Bce ad Amsterdam presieduta da Christine Lagarde, la seduta dell’Ocse a Parigi con Mario Draghi e gli incontri a Roma di Ursula von der Leyen.


Il Direttivo della Banca centrale europea ha in sostanza confermato il previsto avvio della normalizzazione della politica monetaria e ne ha accelerato i tempi: con il 1° luglio terminerà il programma di acquisto di titoli pubblici e privati “App” (dopo quello concluso a marzo) e in questo stesso mese sarà deciso il primo aumento dei tassi di interesse dal 2011 (di 25 punti base che, per i depositi presso la Banca centrale, significheranno una riduzione di pari ammontare della loro penalizzazione).

A settembre seguirà un ulteriore aumento che dipenderà dalle stime dell’inflazione; con specifiche modalità e limiti saranno reinvestiti i titoli rimborsati. 
Impone queste scelte l’andamento dell’inflazione (per l’anno prevista, per l’Eurozona, al 6,8 per cento) che resterà ancora alta, a fronte del mandato conferito alla Bce dal Trattato Ue per il mantenimento della stabilità dei prezzi la quale si concreta nel livello del 2 per cento “simmetrico”, in una prospettiva di medio termine. La Bce nei due anni trascorsi ha sbagliato clamorosamente considerando transitorio l’aumento dei prezzi, ma ora cerca di non cadere nell’errore opposto abbracciando la gradualità degli interventi, anche se tiene a precisare di essere pronta ad adottare le misure necessarie e ad adeguare eventualmente gli strumenti per ottemperare al mandato. 


L’aumento straordinario dei prezzi dell’energia non è fronteggiabile con la leva monetaria, ma lo sono gli aumenti di secondo impatto, in parte pure gli alimentari. Tra guerra, inflazione, parziale post-pandemia, crisi alimentare, rischio di carestia, necessità di evitare una frammentazione del governo della moneta nell’area non è facile agire; bisogna impiegare acceleratore, frizione e freno. Ma “navigare necesse est” e sapersi destreggiare tra Scilla e Cariddi.

E la crescita (nell’anno il Pil è stimato in riduzione al 2,1 per cento)? E il lavoro? E i giovani? Qui vi è la parte che spetta alle politica economica e di finanza pubblica a livello europeo e dei singoli Paesi. La fissazione di un tetto al prezzo del gas, il “price cap”, e la promozione di un “Recovery Plan bis” in materia energetica nonché per il sostegno di famiglie e imprese che impieghi, con debito comune, le risorse - oltre 200 miliardi - non utilizzate del Next Generation Eu, sono misure necessarie per bilanciare la linea della Bce che non sarà più quella massimamente accomodante che abbiamo finora conosciuto e per non cadere nel rigorismo di infausta memoria.


Draghi ha insistito su queste due importanti scelte. Il tema della sostenibilità ambientale e della diversificazione delle fonti energetiche, ribadito dalla presidente von der Leyen, costituisce l’altro fondamentale pilastro per un raccordo con la politica monetaria. All’interno, mentre prosegue il non sempre facile cammino delle riforme di struttura di cui al Piano nazionale di ripresa e resilienza, appare sempre più necessario rieditare, nelle condizioni dell’oggi, una politica dei redditi che riconduca a unitarietà e organicità le misure che ancora potranno essere adottate per le imprese e le famiglie, secondo un percorso di convergenza degli attori istituzionali, economici e sociali. La non solitudine della politica monetaria è anche il modo per pretendere che essa faccia fino in fondo la sua non facile parte.

 

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