Sull’assegnazione a Milano e Cortina dei giochi olimpici invernali del 2026 ci sarebbe molto da dire. Riguardo soprattutto le positive ricadute, economiche e...
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Come è noto, nella celebre allegoria di Ambrogio Lorenzetti, visibile nel Palazzo Pubblico di Siena, come cause del cattivo governo si trovano indicati tre vizi, che nell’affresco volteggiano in forma umana sopra il governante-tiranno: l’Avarizia, la Superbia e la Vanagloria. Se ne potrebbe indicare un quarto: l’Insipienza che produce immobilismo. E che quasi sempre nasce dalla mancanza di coraggio, di volontà, di virtù e di capacità. Ecco spiegato quali conseguenze ha avuto la pugnalata alle spalle inferta a Roma tre anni fa con quel no urlato dal balcone capitolino: l’aver impedito alla Capitale di giocare la sua partita e di crescere, di migliorarsi, rendendosi più vivibile e all’altezza della sua storia. C’è subito da confutare una tesi, quella rilanciata con rullo di tamburi dal vicepremier M5S ieri sera per giustificare l’ondata di amarezza palpabile da ventiquattro ore tra i cittadini della Capitale. Secondo Di Maio ci sarebbe stata una «profonda differenza tra il progetto di Roma, a spese dei romani, e quello di Milano che non prevede un solo euro da parte della città». Più o meno la stessa tesi ribadita dalla sindaca. Peccato che a smentirlo siano i fatti. Ovvero le cifre di quel dossier olimpico che tre anni fa non venne giudicato, evidentemente,nemmeno degno di essere letto.
Il Cio garantiva un miliardo e 700 milioni di dollari a fondo perduto e tutte le spese, al 100 per cento, sarebbero state gestite dal governo. Non c’era un euro a carico del Campidoglio. Ma sappiamo com’è andata. Primo interrogativo-considerazione: evidentemente Virginia Raggi aveva consapevolezza dell’essere troppo piccola per una sfida così grande? Un segno quindi di acuta consapevolezzae di realismo? Oppure, una rovinosa scelta che ha impedito a Roma di ripartire all’insegna di investimenti vitali, proprio come avvenne con successo con i Giochi del 1960 (ormai preistoria)che poi la rilanciarono come competitiva Capitale europea? Il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti. E il crollo verticale che la città ha vissuto sulla propria pelle negli ultimi tre anni è qualcosa che realizzato una ferita bruciando, negando i diritti dei romani.
Oggi non disporre di strade, di una rete di trasporti, di un sistema di rimozione dei rifiuti efficiente è appunto la negazione dei fondamentali diritti di cittadinanza.
Il Messaggero