Se Paola Cortellesi fa riscoprire il cinema italiano

Se Paola Cortellesi fa riscoprire il cinema italiano
Paola Cortellesi sbanca i botteghini e traina il rilancio del cinema italiano. Supereroi, horror, cartoni animati hollywoodiani sono costretti a cedere il passo...

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Paola Cortellesi sbanca i botteghini e traina il rilancio del cinema italiano. Supereroi, horror, cartoni animati hollywoodiani sono costretti a cedere il passo all’inarrestabile avanzata del primo film da regista e protagonista dell’attrice romana che ha incassato finora 13 milioni di euro: “C’è ancora domani”, storia in bianco e nero di una popolana di Testaccio vittima di violenze domestiche nel 1946 alla vigilia del referendum istituzionale che avrebbe concesso il voto anche alle donne. 


E’ un risultato record che non si registrava dai tempi (pre-covid) dei maggiori successi di questo secolo, cioè “Benvenuti al Sud”, le commedie di Checco Zalone, “Perfetti sconosciuti” e ora gli analisti cinematografici prevedono il traguardo finale dei 25 milioni. Non solo: il pubblico in sala applaude a scena aperta le scene più toccanti e la stessa neo-regista, dal 26 ottobre in tour per la Penisola al seguito del film, è oggetto di un tifo da stadio.
«Paola, sei tutte noi», le gridano le donne che dal Piemonte alla Sicilia si sentono “vendicate” dalla sua Delia capace di reagire a un destino apparentemente segnato di botte, umiliazioni, sottomissione. 
Ma Cortellesi non è sola: mentre un kolossal come “The Marvels” fa flop anche da noi come nel resto del mondo, stanno incassando bene altri film italiani: “Comandante” con Pierfrancesco Favino nei panni del sommergibilista eroe di guerra Salvatore Todaro, “Me contro te – vacanze in Transilvania” con la coppia di youtuber Luì e Sofì, il potente “Io capitano” di Matteo Garrone che, con interpreti sconosciuti presi dalla realtà, racconta l’odissea dei migranti ed è lanciato verso l’Oscar, “L’ultima volta che siamo stati bambini”, delicata e tutt’altro che comica storia dell’Olocausto diretta da Claudio Bisio, “Io, noi Gaber” il documentario di Riccardo Milani sul cantautore e drammaturgo che tutti rimpiangono. Si è difeso bene anche “Felicità”, coraggiosa opera prima drammatica dell’attrice Micaela Ramazzotti.


E cosa ci insegna l’attuale riscossa del cinema italiano? Innanzitutto dimostra che il pubblico, bombardato sul divano di casa da serie e filmetti spesso dimenticabili, al cinema vuole vedere storie avvincenti di esseri umani in cui può identificarsi: per farla breve, le emozioni sono meglio degli onnipotenti algoritmi che governano le piattaforme e la capacità di parlare a tutti, come l’opera prima di Cortellesi, risulta più potente di qualunque effetto speciale. 
Il passaparola fa poi il resto.

Altro dato che fa riflettere: nessuno dei film italiani vincenti è una commedia, un genere che fino a ieri garantiva il successo a scatola chiusa. La gente non si accontenta più delle formule ripetitive e dei cast “copia-e-incolla” composti dagli stessi attori che migrano in blocco da un film all’altro al grido di “finché dura fa verdura”. 


Cortellesi, da un bel pezzo regina della commedia, ha avuto il coraggio di rimettersi in gioco raccontando una storia drammatica, sia pure arricchita da momenti leggeri, girata in bianco e nero nel segno dell’umanità e dell’impegno civile. Avrebbe potuto mantenersi nella sua comfort zone, cioè continuare a macinare profitti facendo ridere. 
Invece ha rischiato, e vinto, realizzando un film spiazzante che, altro record, ha realizzato il miracolo di mettere d’accordo la critica e il pubblico. Il dopo-pandemia ha registrato un’impennata della produzione. Da noi si sono girati e si continuano a girare tantissimi film che spesso non trovano spazio nelle sale, tanto che 120-150 sarebbero ancora senza data di uscita. 


Ma la quantità non è sinonimo di qualità e il taglio ai finanziamenti indiscriminati avrà l’effetto di riequilibrare la situazione. Meno film ma buoni, insomma. Il collasso dei supereroi e il lungo sciopero appena concluso degli sceneggiatori e degli attori americani hanno inoltre messo in crisi l’industria di Hollywood che per i prossimi sei mesi non inonderà il mondo con le sue superproduzioni. 


Sulla scia di Cortellesi, il cinema italiano può riprendersi il pubblico una volta per tutte. E’ una grande occasione e non va sprecata.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero