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Potrebbe favorire anche importanti sviluppi applicativi in altri campi la recente sentenza della Corte costituzionale che, a proposito dei prestiti erogati da finanziarie, ha stabilito, sviluppando una pronuncia della Corte europea di giustizia, che nel caso di restituzione anticipata di un finanziamento, il consumatore ha diritto alla riduzione proporzionale di tutti i costi sostenuti con il contratto, senza limiti temporali e di tipologie degli oneri.
Su questa decisione bisognerebbe riflettere anche per rilanciare l’importanza dell’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale per il cittadino in genere, pure come fattore di inclusione.
L’uso consapevole del denaro, la conoscenza almeno delle fondamentali operazioni e delle norme che le regolamentano rafforzano la posizione dell’utente nelle diverse vesti di risparmiatore-investitore, di assicurato, di pensionato.
L’entrata sulla scena di nuove forme di operazioni, quale quella definita come “buy now, pay later” (acquista ora, paga dopo) - sulla quale è iniziata un’azione di informazione anche sui connessi possibili rischi da parte della Vigilanza bancaria - per non parlare dell’investimento in quella specie di lotteria che sono le criptovalute, rende ancora più evidente l’importanza dell’alfabetizzazione finanziaria.
La posizione al riguardo dell’Italia non è delle migliori.
Sia chiaro: i casi di raggiri, truffe e illeciti in genere non dipendono di certo dalla ridotta competenza e reattività delle vittime. Si pensi, in particolare, alla prospettazione di interessi favolosi su somme affidate in gestione a determinati personaggi privi di scrupoli che poi applicano lo “schema Ponzi”, un truffatore seriale italo-americano di fine Ottocento.
Tuttavia, una maggiore consapevolezza può certamente aiutare, migliorando pure la posizione di contraente debole che il consumatore spesso rappresenta, essendo chiaro, però, che molto spetta alle norme e alle autorità di controllo, europee e nazionali. Non si può, insomma, applicare il “caveat emptor”, come se tutto dipendesse dalle capacità del compratore.
Eppure questi non dovrebbe essere digiuno della materia. Occorre, quindi, pensare a nuove iniziative e alla costante misurazione del loro impatto. La più importante sarebbe fare rientrare l’educazione finanziaria (e assicurativa) nei programmi di studio sin dalla scuola media come autonoma materia di insegnamento, senza trascurare le possibili nozioni da impartire alle elementari.
Per gli adulti, occorrerà individuare più efficaci modalità di coinvolgimento ai diversi livelli. Non bastano i mezzi di comunicazione. Occorrono forme più dirette di partecipazione attiva. Insomma, bisognerebbe lanciare un piano straordinario per questa branca di educazione, ormai divenuta cruciale.
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Il Messaggero