Scelte europee/I tempi stretti per evitare il tracollo energetico

Scelte europee/I tempi stretti per evitare il tracollo energetico
Se in quel “condominio” che è l’Unione Europea, secondo un’espressione cara a Ciampi, un condomino con grandi disponibilità finanziarie, si...

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Se in quel “condominio” che è l’Unione Europea, secondo un’espressione cara a Ciampi, un condomino con grandi disponibilità finanziarie, si pensa soltanto a consolidare il proprio appartamento mentre si manifestano segnali di movimenti tellurici, allora se ne deve dedurre che il condominio non funziona come dovrebbe, se non vi è una risposta adeguata dal resto dei comproprietari.


Fuor di metafora, è il comportamento del condomino governo tedesco che ha stanziato 200 miliardi - con scostamento dal bilancio totalmente negligendo, proprio nel Paese sostenitore del “schwarze null” (il pareggio di bilancio) la norma sul freno al debito - per contrastare la crisi energetica senza darsi carico di perseguire un’azione comune con i partner dell’Unione.  Certo, in Germania si avverte il rischio sulle forniture di gas in previsione dell’inverno, sebbene si è molto agevolati sul prezzo che è nettamente inferiore a quello sostenuto dagli altri partner i quali, però, uniscono i maxi-costi dell’energia agli identici problemi sulle forniture. 


Ma come reagire rilanciando la convergenza europea? Come prevenire un gioco di azioni e reazioni individuali? Il governo uscente sta preparando una proposta da inviare a Bruxelles perché se ne discuta nel summit dei capi di Stato e di governo a Praga venerdì prossimo. L’ipotesi del tetto al prezzo del gas potrebbe più concretamente tradursi nella fissazione di bande di oscillazione della quotazione presso la Borsa di Amsterdam, operando per ridurre l’impatto speculativo e la forbice effettiva tra la disponibilità “fisica” e la rappresentazione attraverso strumenti finanziari. Una riforma che comporta un accordo non semplice, anche per evitare che nascano “mercati neri”.  In un disegno d’insieme occorre conseguire altresì l’auspicato disaccoppiamento del prezzo del gas da quello delle energie rinnovabili e, più in generale, dell’elettricità.


Ma occorre agire con estrema urgenza, considerata l’insostenibilità degli oneri delle bollette per famiglie e imprese e le prospettive ancora più fosche, mentre i continui interventi di compensazione dei maggiori costi da parte dello Stato stanno per raggiungere un limite nonostante vi sia bisogno di misure non episodiche. 
Allora andranno valutate, sia pure in extrema ratio, due possibili alternative europee. Potrebbero essere un anticipo della riforma del Patto di stabilità con la previsione di una “golden rule” che riguardi gli interventi in materia energetica da sottrarre all’obbligo del pareggio di bilancio o la circoscritta revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza per uno spostamento di progetti, misure e risorse nel campo energetico: un’operazione ancora più importante della prima, perché su di essa resta minaccioso il giudizio dei mercati sul debito. 
Non si può, tuttavia, fare finta di niente, tra l’attuazione del Piano e il fenomeno epocale della crisi energetica collegata alla guerra contro l’Ucraina, nonché al conseguente aumento dell’inflazione.


La risposta può essere l’intangibilità assoluta di un Piano, come se si trattasse di una Costituzione e ancor più di questa? Mentre si rischia di essere tutti travolti, l’Unione Europea e i suoi organi potrebbero mai avviare un braccio di ferro perché nulla si cambi, mentre un partner, potente, sembra assumere la figura del Marchese del Grillo («io so’ io e voi non siete ...»? L’auspicio è che quanto prima si comprenda che è in gioco la coesione dell’Unione e che la vita e le sostanze delle persone, la continuità della produzione, gli stessi presupposti della transizione ecologica richiedono misure consistenti, unitarie e tempestive. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero