Attendismo Ue/ Il piano a metà che lascia aperte molte questioni

Attendismo Ue/ Il piano a metà che lascia aperte molte questioni
Il tono del discorso di Ursula von der Leyen davanti all’Europarlamento è stato alto e deciso, mentre affrontava il tema della guerra scatenata da Putin contro...

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Il tono del discorso di Ursula von der Leyen davanti all’Europarlamento è stato alto e deciso, mentre affrontava il tema della guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina, e sottolineava la determinazione dell’Unione nel reagire, soggiungendo che il momento attuale è quello della risolutezza. Il fermo mantenimento delle sanzioni contro la Russia, il coraggio degli ucraini e l’annuncio della sua partenza per Kiev hanno coronato questa parte da inquadrare nella lotta della democrazia contro le autocrazie.

 

Putin fallirà, ha detto senza dilungarsi più che tanto sull’argomento dovendo affrontare più fronti. Tuttavia, a tratti si è avvertita la sensazione che su alcuni capitoli si sia fermata a mezz’aria. Una più ampia visione sugli sviluppi e sulla prevedibile evoluzione della situazione, a partire dalla guerra, sarebbe stata invece opportuna. Il che non le ha impedito di presentare un programma, benché parziale, in materia energetica: dalla limitazione dei consumi di energia secondo i piani nazionali alla tassazione degli extra-profitti su gas ed energia, alla progettazione di una banca europea per l’idrogeno, all’annuncio di una legge sulle materie prime, al sia pur generico progetto di costituzione di un fondo sovrano europeo. Ma il punctum dolens riguardante l’istituzione del tetto al prezzo del gas è affrontato solo per sostenere che è in corso un approfondimento rinunciando a esprimere la propria personale posizione.

 

Questo progetto sarebbe invece la vera cartina di tornasole del processo di effettiva integrazione. Un piano per l’energia, comprensivo della riforma del mercato, richiede tuttavia una più ampia impostazione che affronti anche i temi della transizione ecologica e non può non prevedere una forma di concorso nel dare e nell’avere da parte dei singoli Stati membri. Quanto alla governance economica, von der Leyen indica la strada della revisione del Patto di stabilità legandolo meglio alla crescita e riconoscendo ai partner comunitari una condizione di flessibilità: siamo perciò ancora ai preliminari, accettabili ma pur sempre solo punti di partenza. D’altro canto, la governance economica è legata al governo stesso dell’Unione, anch’esso da rivedere, senza però trascurare il principio di sussidiarietà che i fondatori posero come uno dei cardini dell’integrazione e un bilanciamento del trasferimento della sovranità. Il richiamo della presidente all’economia sociale di mercato appare nel complesso accettabile, ma devono essere chiare le conseguenze che se ne traggono. Dopo il riferimento all’impegno anti-corruzione, per l’autonomia dell’esercizio della giustizia, per l’inclusione della solidarietà nei Trattati, la presidente ha fatto un’importante anticipazione: la richiesta di avvio della Convenzione europea. L’approdo dovrebbe essere la revisione dei Trattati, sempre che ci si arrivi vista la precedente negativa esperienza. Insomma, molti buoni ancorché parziali propositi o, a volte, solo “titoli” di un capitolo che richiedono grande impegno e non facili convergenze per la loro stesura.
 

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Il Messaggero