L'intervento/ Fisco, le imprese attendono novità

L'intervento/ Fisco, le imprese attendono novità
In attesa che si completino le emanazioni dei Decreti delegati dell’importante riforma fiscale approvata dal Parlamento lo scorso anno, le imprese stanno redigendo i bilanci...

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In attesa che si completino le emanazioni dei Decreti delegati dell’importante riforma fiscale approvata dal Parlamento lo scorso anno, le imprese stanno redigendo i bilanci del 2023 in prevalenza con le norme consuete. In particolare, sulla pressione fiscale si attendono novità giuridiche, mentre, per i bilanci delle società ora in via di approvazione, occorre assommare diversi fattori provenienti da distinte disposizioni di legge. Sugli utili lordi (quando presenti) delle imprese grava innanzitutto l’imposta Ires ordinaria del 24%, ed inoltre l’addizionale, ormai cronica, del 3,5% sugli utili lordi delle banche. A ciò si aggiunge l’Irap che ha l’aliquota ordinaria per tutte le imprese del 3,9%, cui si aggiunge l’addizionale regionale, variamente motivata, di circa lo 0,8% (in media nazionale), cui, inoltre, si assomma per le banche anche un’altra addizionale, dello 0,75%, ed in più l’Imu, che è un’imposta patrimoniale sugli immobili di proprietà. Quindi, l’utile lordo, in genere per le imprese, è gravato dal 28,7% di imposte, più l’Imu per gli immobili, mentre l’utile lordo per le banche subisce la pressione fiscale del 32,95%, più l’Imu. Ma per i risparmiatori azionisti delle società, alla tassazione sull’utile lordo, va aggiunta un’altra gravosa imposta, la cosiddetta “cedolare secca”, del 26% sui dividendi eventualmente distribuiti. Quindi, il 26% di imposta derivante dalla “cedolare secca” si aggiunge, per le imprese in genere, al 28,7% prima conteggiato, per un totale aritmetico del 54,7%, sempre più l’Imu sugli immobili.


Più alta ancora risulta la pressione fiscale sui risparmiatori azionisti delle banche: il 26% della “cedolare secca” si aggiunge al 32,95% sopra calcolato, per un totale aritmetico del 58,95%, sempre più l’Imu sugli immobili di proprietà, che per le banche, di consueto, sono rilevanti per le attività che svolgono.
Questi sono i livelli reali di pressione fiscale sulle imprese in genere e specificamente per i risparmiatori azionisti.

Confidiamo che il completamento dell’emanazione dei decreti delegati di attuazione dell’importante riforma fiscale, approvata dal Parlamento, apporti degli incentivi per i risparmiatori in generale, perché partecipino maggiormente allo sviluppo produttivo delle imprese, e conseguentemente dell’occupazione, favorendo innanzitutto il più ampio azionariato popolare.

*Presidente Associazione Bancaria Italiana

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Il Messaggero