Farnesina in campo/La difesa al femminile della lingua italiana

Farnesina in campo/La difesa al femminile della lingua italiana
Per una volta le donne non solo non vengono discriminate, ma occupano la scena pubblica a tutto campo, senza intenti rivendicativi ma come semplice testimonianza dello stato...

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Per una volta le donne non solo non vengono discriminate, ma occupano la scena pubblica a tutto campo, senza intenti rivendicativi ma come semplice testimonianza dello stato dell’arte. Finalmente una buona notizia. Onore al Ministero degli Esteri che ne è stato il protagonista. Alla Farnesina non c’è bisogno di invocare la parità di genere.


E’ già una prassi consolidata. Lo dimostra il lancio della XXI edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, una delle principali iniziative dedicate alla promozione della nostra lingua nel mondo, che anche quest’anno sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica si terrà dal 18 al 24 ottobre e sarà dedicata a Dante Alighieri, nel settimo centenario della sua morte. L’evento di presentazione, avvenuto ieri con una tavola rotonda nella Sala delle Conferenze al Ministero degli Esteri, trasmessa in streaming sul canale youtube del Ministero, ha visto un panel formato da sole donne. 


Riunite intorno a Serena Bortone in veste di moderatrice, c’erano il viceministro Marina Sereni, la presidente della sezione femminile della Federazione italiana Calcio, Ludovica Mantovani, che ha sottolineato l’importanza del progetto La Divina Finale, ideata in collaborazione col Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura, in occasione della finale di Coppa Italia disputata in maggio, con l’idea di utilizzare il linguaggio sportivo per avvicinare alla lettura di Dante e della Divina Commedia, la responsabile per la Cultura d’impresa dell’Eni, Lucia Nardi, la direttrice della Divisione Disney di Giunti editore, Veronica di Lisio, la curatrice del volume “Dante l’Italiano”, Giovanna Frosini, e collegata in video messaggio Alda Fendi, presidente dell’omonima fondazione.

«Certo, non è stata una provocazione, ma il frutto delle circostanze, dovuto a un improvviso impegno del ministro Luigi Di Maio», assicura l’ambasciatrice Cecilia Piccioni, Direttrice Centrale per la promozione della cultura e della lingua italiana, che tiene a ricordare come tutto il Ministero degli Esteri e la sua direzione in particolare siano impegnati da tempo sul fronte della parità di genere e al rispetto di una presenza del 50 per cento di donne e del 50 per cento di uomini per tutte le iniziative in corso. 


Di fatto, ieri alla Farnesina la vera novità era un’altra: l’apertura della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo a campi diversi da quello tradizione della Linguistica grazie alla collaborazione con l’Accademia della Crusca. Superati i vent’anni, per la XXI edizione di questa importante manifestazione, che coinvolge i 90 Istituti italiana di cultura sparsi per il mondo, i centri di ricerca e le università in cui si studia la nostra lingua, ha voluto aprirsi alla cultura su 360 gradi, e dunque includere l’Italia creativa in senso lato e in tutte le sue varie declinazioni: innovazione, ricerca, scienza, imprenditoria.

«La lingua italiana rappresenta l’elemento unificante del nostro patrimonio culturale e della nostra identità, capace di tenere insieme i vari sottosistemi del Paese» ha detto in apertura dei lavori la viceministra Sereni. «Si tratta di un vero popolo di attrazione per chi guarda all’Italia con interesse professionale, artistico, personale».

Da qui la varietà degli ospiti per il lancio di questa nuove edizione della Settimana della lingua, che ha incluso imprese, istituzioni, case editrici, e personalità della cultura, oltre che esponenti del mondo della società civile, impegnati in prima linea nella promozione della lingua e della cultura come Alda Fendi e Raffaele Curi della Fondazione Alda Fendi, che in questi giorni ha allestito a Roma una mostra dedicata a Dante, con l’intento di leggere la Divina Commedia alla luce della sostenibilità ambientale e della radioattività, come punto di caduta dell’industria nucleare.

 

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Il Messaggero