Perché è cruciale l’educazione finanziaria

Perché è cruciale l’educazione finanziaria
La diffusa attitudine a qualificare come materie per addetti ai lavori discipline che in realtà incidono quotidianamente sulla vita di tutte le persone può produrre...

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La diffusa attitudine a qualificare come materie per addetti ai lavori discipline che in realtà incidono quotidianamente sulla vita di tutte le persone può produrre effetti assai nefasti. Questa considerazione appare particolarmente calzante quando si parla di educazione finanziaria, intesa come insieme di conoscenze e abilità per acquisire maggiore consapevolezza dei rischi e delle opportunità nelle scelte di investimento e di gestione delle proprie risorse economiche.

Per fortuna l’educazione finanziaria si sta avvicinando, sia pur lentamente, verso il perimetro del sapere condiviso, cioè quello spazio in cui le conoscenze diventano universali e permeano intere categorie professionali e ampie fasce di popolazione.

Essa emerge come una risorsa fondamentale per l'autonomia e il benessere finanziario. La sua progressiva trasformazione riflette un cambiamento di paradigma in base al quale la conoscenza dei meccanismi di base dell'economia non è più un'opzione, ma una necessità imprescindibile per affrontare le sfide finanziarie quotidiane in modo consapevole e competente. In Italia però c’è ancora molta strada da fare. Gli ultimi dati pubblicati dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e dalla Banca d’Italia rivelano una mancanza di conoscenza economica tra i cittadini italiani che potrebbe portare a decisioni finanziarie sbagliate, indebolendo la stabilità finanziaria individuale e collettiva. In un mondo sempre più complesso e globalizzato l’alfabetizzazione economica è una competenza cruciale che permette ai cittadini di assumere decisioni finanziarie informate, comprendere le politiche economiche del Governo e partecipare attivamente alla crescita economica.

Un contributo assai rilevante alla crescita dell’educazione finanziaria lo sta dando la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio (FEduF), costituita dieci anni fa su iniziativa dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) per promuovere l’educazione finanziaria nel più ampio concetto di educazione alla cittadinanza economica consapevole e attiva e per sviluppare e diffondere la conoscenza finanziaria ed economica. FEduF pone al centro l’attenzione alla persona e intende l’educazione finanziaria come elemento imprescindibile per un mercato funzionante in ogni suo processo. E da ciò deriva forse la sfida principale: garantire che l’educazione finanziaria sia efficace, coinvolgente e diffusa soprattutto come argomento quotidiano in famiglia.

In Italia la grande novità che ha riguardato recentemente l’educazione finanziaria è che, seppur in ritardo rispetto agli altri Paesi europei, essa è stata inserita nei percorsi scolastici. La legge 5 marzo 2024 n.21 prevede che ad insegnare l’educazione finanziaria saranno i docenti di altre materie (italiano, matematica, storia) in un’ottica multidisciplinare. A determinare invece i contenuti dell’insegnamento dell’educazione finanziaria sarà il ministero dell'istruzione e del merito, d’intesa con la Banca d'Italia, la Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob), l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) e la Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip), sentito il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria e sentite le associazioni maggiormente rappresentative degli operatori e degli utenti bancari, finanziari e assicurativi. Ma perché è cruciale che l'educazione finanziaria diventi un sapere condiviso anche in Italia, visto che in moltissime altre realtà nazionali è già così? In primo luogo, perché i cittadini devono essere in grado di comprendere i meccanismi di base dell'economia per prendere decisioni informate riguardo alle proprie finanze personali. Senza questa consapevolezza, le persone rischiano di cadere vittime di truffe finanziarie, di fare scelte di investimento imprudenti o di accumulare debiti insostenibili. Inoltre, un pubblico informato è essenziale per valutare le decisioni economiche adottate dai governi e dalle istituzioni finanziarie. Quando i leader prendono provvedimenti che influenzano l'economia nazionale, i cittadini dovrebbero avere le competenze necessarie per valutare se tali decisioni siano positive o negative per l'intera società, anziché basarsi solo su interpretazioni politiche. Anche questo gioverebbe alla costruzione di un rapporto più stabile e maturo tra governanti e governati, contribuendo ad elevare la qualità della democrazia.

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Il Messaggero