Roma e la Roma non si meritano questo. Non è possibile. Non è possibile che venga presa una piazza nel cuore della città - e che piazza: Piazza di...
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Evviva la passione per la “Maggica”, ovvio. E qui non stiamo a disquisire di romanismo, di lazialità o di altro sacrosanto amore calcistico. Ma si tratta di sottolineare che nessuno può appropriarsi di un pezzo di Capitale senza avere il permesso di farlo, ma soprattutto nessuno ha il diritto di provarci senza che le forze dell’ordine intervengano per frenare l’illecito. E punirlo secondo norma. Ma i vigili c’erano, e niente. Pensavano che dovessero intervenire i poliziotti, e non hanno mosso un passo.
Il diritto (che diritto non è) ad usare la forza del «famo come ce pare», prendendosi una piazza, ha prevalso insomma sul diritto, e sul dovere, di chi è l’unico ad avere la legittimità di usare la forza e deve farlo. Il potere che abdica davanti a chi non si fa scrupolo di infrangere la legge non è proprio quanto ci si aspetterebbe da un Paese che deve auto-tutelare la sua immagine e dimostrare a se stesso e al mondo - le foto della torcida di Piazza di Spagna stanno girando per il globo - quella rigorosa serietà che è richiesta a tutti. E che purtroppo, in altre latitudini, si riesce a far rispettare meglio che qui.
Si sono mai visti ultrà del Paris Saint Germain che scalano l’Arco di Trionfo della capitale francese e da lassù sparano fulmini e petardi, come fossero sul terrazzo di casa o nella curva di appartenenza, per inneggiare a una grandeur calcistica con il rischio che Napoleone li avrebbe fatti cannoneggiare anche dall’aldilà? E si sono mai visti i sostenitori dell’Ajax irrompere nella casa di Rembrandt ad Amsterdam, riducendola a fan club pallonaro e sparando cori, tra le antiche tele rimaste nel salotto-museo del grande artista, slogan magari del tipo: «Chi non salta romanista è»?
Fermare la sceneggiata di Piazza di Spagna insomma si doveva. Mezza multa nemmeno? Neanche quella c’è stata. Un invito, anche ruvido, a sbaraccare tutto e a tornarsene a casa? Ma magari. Nonostante chi abita da quelle parti stesse avvertendo i vigili che non si può fare così. Il paradosso è che proprio sulla scalinata che, per ordine comunale, è interdetta alla sosta di turisti e di romani, perché troppo preziosi i suoi pavimenti e troppo indecoroso l’effetto camping in un luogo così di pregio, si sia invece potuto svolgere anche se non si poteva un happening che, magari ben organizzato, con tutti i crismi di sicurezza, di decoro e di qualità dell’evento, non è detto che sia rifiutabile. Anzi. Ma c’è modo e modo.
E l’unico modo, per la Capitale e per lo Stato, di stare all’altezza del proprio ruolo è che non si facciano sovrastare da chi si crede più potente di loro. E fa impressione che sui social, sempre pronti a discutere e a polemizzare, nessuno o quasi provi ad avanzare, da romanista o da romano o comunque da italiano, questo piccolo ragionamento spicciolo e di buon senso. Che è il rispettiamoci e il facciamoci rispettare di più.
Quando Piazza di Spagna fu invasa dai vandali del Feyenoord, gli ultrà olandesi che devastarono la Barcaccia berniniana nel 2015 per la partita di Europa League, l’indignazione anti-barbari fu corale. Stavolta non si è certo avuta una distruzione, per fortuna. Ma chiudere un occhio, magari perché era tardi oppure perché a far rispettare l’ordine ci devono pensare sempre gli altri, di fronte al sopruso patito l’altra notte da questa piazza è un clamoroso autogol. Roma e la Roma sono due cose bellissime, perché non difenderle di più?
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Il Messaggero