Vignetta sui lager/Virginia e la satira, quel doppio errore

Virginia Raggi
È un periodo no, e dura fin dall’inizio. Non ne azzecca una la sindaca. E ne fa un’altra delle sue. Non doveva licenziare da artista (si fa per dire)...

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È un periodo no, e dura fin dall’inizio. Non ne azzecca una la sindaca. E ne fa un’altra delle sue. Non doveva licenziare da artista (si fa per dire) ufficiale Marione per la sua vignetta sulla Ue come campo di sterminio nazista. Perché anche una vignetta brutta e banale come questa rientra, con tutta la sua modestia, nella media di un genere in cui la derisione della Shoah ha avuto picchi ben più cruenti. Ma del tutto leciti così come lo è, o dovrebbe esserlo ad occhi laici e non culturalmente subalterni, questo inoffensivo disegnino che Marione ha pubblicato sul suo profilo Facebook. 


Non glielo ha detto nessuno alla Raggi che da alcuni decenni perfino in Israele (per non dire della grande America con Woody Allen, e ovviamente rispetto a Marione stiamo parlando di giganti) s’è abbandonato il timore di minacciare con l’umorismo e con la satira la memoria della Shoah? 

E non ha raccontato nessuno alla sindaca che la civiltà europea con l’illuminismo ha spiegato a se stessa che si può ridere anche in maniera spietata, e i motivi per farlo purtroppo non mancano, dell’Europa e dei suoi errori oltre che dei suoi orrori? 

Macché, Virginia in nome del mainstream politicamente corretto destituisce Marione - che doveva essere addirittura nei suoi piani una sorta di intellettuale collettivo capace “di promuovere la cultura della legalità e lo sviluppo della coscienza civile” a Roma: e questo sì che fa ridere come una vignetta - e invece avrebbe fatto bene a destituire se stessa per l’idea di aver scelto Marione. 

E a Marione avrebbe dovuto licenziarlo, insieme alla committente, non adesso ma quando lo ha incaricato di fare con i soldi pubblici il fumetto diffuso nelle scuole. Nel quale la sindaca, in versione manga, risolve tutti i problemi della Capitale. E i romani ancora ridono e si disperano per quell’operazione scarsamente comics e molto comica. 
Dunque il problema non è la Shoah, e in fondo il problema non è neanche Marione. È, ancora una volta, la Raggi. Che al posto di riconoscere la libertà creativa sia pure scandente, e di accettare senza moralismi di sorta il paragone Ue-Auschwitz per quanto strampalato possa apparire, epura uno che in questo caso avrebbe dovuto difendere. 


In nome del rispetto, liberale, dell’irriverenza anche offensiva della satira. Il compito di un sindaco sarebbe quello di amministrare. E non di giocare con le matite. Non riuscendo neanche in questo.
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Il Messaggero