La legge di Antigone/Migranti, scambiare i reati per buone azioni

La legge di Antigone/Migranti, scambiare i reati per buone azioni
Il sequestro della nave Aquarius e l’inchiesta sul suo equipaggio per traffico illecito di rifiuti presentano evidenti analogie con quella sul sindaco di Riace, indagato per...

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Il sequestro della nave Aquarius e l’inchiesta sul suo equipaggio per traffico illecito di rifiuti presentano evidenti analogie con quella sul sindaco di Riace, indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In entrambi i casi, si tratta di una violazione di legge fatta, come si dice, a fin di bene.


Resta il fatto che il Paese assiste a una progressiva affermazione del principio di Antigone, che cioè le convinzioni etiche personali (nobilmente chiamate da Sofocle àgrafoi nòmoi, leggi non scritte) tendono a sostituirsi alle norme in vigore. Con la differenza che mentre l’eroina greca accettava stoicamente la dovuta punizione, il sindaco Lucano si comporta da martire e i marinai dell’Aquarius gridano al complotto strumentale. È il solito vizio di voler essere eroi senza rischi, e di fare la rivoluzione con il beneplacito dei carabinieri. 

In realtà la situazione è assai più allarmante di quanto non sembri. Se infatti i rifiuti scaricati illegalmente non fossero soltanto abusivi, ma anche a rischio infettivo, non solo il reato ipotizzato potrebbe essere più grave, ma la nostra salute pubblica sarebbe minacciata ben di più dell’avventuroso solidarismo dell’attivissimo sindaco di Riace. Se davvero i materiali fossero contaminati - come par di leggere - dai parassiti della scabbia, dai bacilli della tubercolosi, dai batteri della meningite e dal virus dall’Aids ci troveremmo davanti a un paradosso. 

Il paradosso è quello di privilegiare l’incolumità dei migranti rispetto a quella dei nostri stessi cittadini. Con la differenza che mentre i primi accettano il rischio affidandosi a organizzazioni banditesche a mafiose, i secondi ne sopportano le conseguenze malgrado il compito, affidato al Parlamento dagli elettori, ad affrontare questa emergenza con gli strumenti della legge.

E qui si inserisce un secondo aspetto. Tra le tante cause che minano la stabilità del governo, e della legislatura, stanno i dissensi che spuntano quotidianamente non solo tra i due soci ma nell’ambito del medesimo sodalizio. La fronda dei grillini, prima una pattuglia, oggi un plotone, di fronte al “decreto sicurezza”, ha già provocato la reazione stizzita di Salvini e, benché sia sul punto di rientrare, esprime una progressiva disaffezione verso la politica migratoria che il ministro persegue con convinzione, assistito dal consolidato consenso popolare. 
Ora, la vicenda dell’Aquarius che, se confermata, costituirebbe un inquietante salto di qualità nella gestione di questi flussi, imporrebbe, e probabilmente imporrà, un chiarimento definitivo su varie questioni: quali e quanti migranti possiamo accogliere, come e dove collocarli e, infine, se ne esistono i presupposti, quando rimandarli a casa. Più o meno proprio le cose contenute nel “decreto sicurezza”.

Ebbene, mentre fino a ieri la questione poteva essere impostata in termini vagamente etici, con l’intervento di organizzazioni solidaristiche e associazioni religiose, oggi essa si impone in termini di intransigente coerenza politica. Posto che con l’incolumità pubblica non si scherza, e che il Paese sta correndo il rischio di subire le conseguenze di uno scellerato traffico di esseri umani e di un ancor più spregiudicato attentato alla salute collettiva, sarà bene che il contratto di governo venga rispettato nella sua più rigorosa esecuzione. 

A meno che il gruppetto di dissidenti non voglia importare, come sono accusati di aver fatto i marinai dell’Aquarius, un bacillo pericoloso per la salute della Coalizione, che rischierebbe, in questo caso, di essere fatale.

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Il Messaggero