I due modelli/ La posta in gioco nella partita sull’intelligence

I due modelli/ La posta in gioco nella partita sull’intelligence
Renzi e Conte sono divisi sul modo in cui organizzare i servizi segreti. Renzi vorrebbe che fossero un po’ meno segreti. ...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Renzi e Conte sono divisi sul modo in cui organizzare i servizi segreti. Renzi vorrebbe che fossero un po’ meno segreti.

Mentre Conte vorrebbe che lo fossero un po’ di più, il che significa che Renzi è per il decentramento dei poteri e Conte per la concentrazione. In ballo, vi è anche il rapporto con gli Stati Uniti, che stanno seguendo il dibattito in corso con molta attenzione. Per capire quale sia l’interesse di Trump, schierato con Conte, occorre sapere come sono organizzati i servizi segreti italiani.

<HS9> Prima di sviluppare un ragionamento politico, cosa che faremo tra qualche istante, dobbiamo acquisire alcune informazioni tecniche che ci aiuteranno a capire perché Trump ci sta osservando. In primo luogo, i servizi segreti si chiamano dipartimento delle informazioni per la sicurezza o Dis. Quando la televisione parla del “capo del Dis” intende dire, e non si capisce perché non lo dica, “il capo dei servizi segreti”. È bene chiarirlo visto che, in base a questa terminologia, il cittadino comune non capisce niente. La seconda informazione è che, secondo l’ordinamento italiano, le forze armate rispondono al presidente della Repubblica, mentre i servizi segreti al presidente del consiglio. Quando Renzi era premier, operò per una forte democratizzazione dei servizi segreti. La sua prima mossa fu quella di confermare l’ambasciatore Giampiero Massolo capo del Dis. Massolo era una delle figure più alte della repubblica, essendo stato il capo irreprensibile della diplomazia italiana per anni. Non essendo un uomo di “apparato”, nel senso che non proveniva dai servizi segreti né alle forze dell’ordine, Massolo stipulò una quantità enorme di convenzioni con le università italiane per “aprire” i servizi segreti alla società civile, ma anche per “avvicinare” e poi reclutare i giovani laureati più brillanti. Massolo volle anche creare un sito internet con l’organigramma dei servizi segreti e tutte le collaborazioni avviate con le università. La seconda mossa di Renzi fu quella di delegare una parte dei propri poteri a Marco Minniti, il quale diventò l’“autorità delegata”: un altro termine incomprensibile che bisogna spiegare. L’autorità delegata è un sottosegretario alla presidenza del consiglio che si pone a metà tra il presidente del consiglio e il capo dei servizi segreti. Quindi l’autorità delegata è più importante del capo dei servizi segreti e meno importante del presidente del consiglio. In tal modo, Renzi creò una struttura collegiale, a cui Conte sembra opporsi.

<HS9> E qui entra in ballo Trump, il quale vorrebbe che i servizi segreti italiani rimanessero molto segreti perché ha bisogno di ottenere una serie di favori sul russiagate. I favori che Trump chiede non sono noti a chi scrive, ma lo sono a Conte, che dovrà rispondere al parlamento tra qualche giorno, e all’attuale capo dei servizi segreti, Gennaro Vecchione. Ciò chiarito, le questioni principali sono due. La prima ha a che vedere con l’interesse nazionale dell’Italia oggi e la seconda con l’interesse di una democrazia liberale domani.

<HS9>Nella fase attuale (a prescindere dai chiarimenti che arriveranno da Palazzo Chigi sulla visita del ministro della giustizia Barr in agosto in Italia) con l’attuale assetto di poteri, il governo italiano potrebbe fare alcuni favori importanti a Trump, ottenendo forse un intervento americano in Libia che ponga fine all’assedio di Tripoli, dove si trova un governo sostenuto dall’Italia e dove Eni, e quindi l’Italia, ha enormi interessi giacché gli interessi di Eni coincidono, in larga parte, con gli interessi degli italiani. Trump, in Libia, ha abbandonato l’Italia per schierarsi con l’Egitto, che sostiene l’assedio di Tripoli. Il fine di al Sisi è di trasformare la Libia in un feudo proprio e dell’Arabia Saudita. Se l’Egitto è in vantaggio rispetto all’Italia è, in misura preponderante, colpa di Trump: grande sciagura per gli interessi dell’Italia nel Mediterraneo e non solo, visto che ha anche danneggiato le ottime relazioni commerciali tra l’Iran e l’Italia.

<HS9>Quanto al futuro, è bene pensare a un diverso assetto e redistribuzione dei poteri in materia di intelligence. Perché è noto che il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente. 

aorsini@luiss.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero