Antisemitismo insopportabile: non vado al derby

Antisemitismo insopportabile: non vado al derby
Dopo 54 anni, in cui ho assistito ad un centinaio di stracittadine, sopportando cori, slogan e striscioni veramente orribili, ora basta, me ne resterò a casa. ...

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Dopo 54 anni, in cui ho assistito ad un centinaio di stracittadine, sopportando cori, slogan e striscioni veramente orribili, ora basta, me ne resterò a casa.

L’adesivo, comparso nel quartiere di Portonaccio, a cura, di un “tifoso” romanista ha superato ogni limite. Raffigura Hitler e Mussolini, in giallorosso con la mascotte degli irriducibili laziali, Mr. Enrich, vestito come un deportato dei campi di concentramento, di fronte all’ingresso di Aushwitz, col lugubre motto nazista “Arbeit macht frei”, “il lavoro rende liberi”. Le due tifoserie della città danno da molti anni il peggio di sé contro ebrei, Israele, migranti, giocatori di colore. Si tratta certamente di minoranze, ma c’è stato tutto il tempo per rendere l’Olimpico, e anche molti altri stadi, luoghi dove trascorrere 100 minuti in pace, magari con moglie e figli, guardando giocare a pallone, tifando per i propri beniamini, senza dover vedere striscioni nefasti, o ascoltare cori . Chi offende la storia, dimostra di non conoscerla, o finge di dimenticarla, pur di appartenere a qualche gruppuscolo. Famiglie e scuole potrebbero e dovrebbero fare molto di più per evitare questi fenomeni degradanti, di cui troppo spesso si rendono protagonisti in Italia anche gli ultras di squadre straniere. Quasi che il nostro Paese rappresenti una sorta di porto franco per ignoranti e violenti di ogni dove. È ormai tempo di fermare questa spirale, una volta per tutte.
In questa condizione psicologica non ho nessuna voglia di addentrarmi sull’entusiasmo dei giallorossi, grazie alla grinta di Daniele De Rossi. E neppure di incitare Tudor a caricare a mille la mia squadra del cuore. Mi limito a sperare in un bel derby, con belle coreografie, tanti sfottò, ma senza incidenti. Forza Lazio!
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Il Messaggero