A 69 anni dalla morte/L’eredità di De Gasperi sul senso dello Stato

A 69 anni dalla morte/L’eredità di De Gasperi sul senso dello Stato
Non è semplice tracciare l’arco degli insegnamenti che una personalità così ricca e complessa come quella di De Gasperi ci ha lasciato. A distanza di...

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Non è semplice tracciare l’arco degli insegnamenti che una personalità così ricca e complessa come quella di De Gasperi ci ha lasciato. A distanza di quasi 70 anni dalla sua scomparsa vi è però un compito importante soprattutto per chi riveste responsabilità politiche: quello di trasmettere, in particolare ai più giovani, il significato del contributo del grande statista alla costruzione dell’Italia democratica e alla sua collocazione nello scenario internazionale facendola risalire dall’abisso di una sconfitta militare e morale ad uno stato di nazione libera e accolta a pieno titolo nel consesso mondiale.


Primo esponente cattolico chiamato ad assumere la guida del Paese, De Gasperi è stato la personalità che è riuscita a garantire, nel momento più difficile della storia del nostro Paese, la continuità dello Stato, una continuità fatta non soltanto da strutture amministrative, ma soprattutto dalla sostanza umana e spirituale della patria, che egli fu chiamato a riedificare sulle macerie del fascismo.


A lui dobbiamo la ricostruzione postbellica, l’avvio e il proseguimento di un fecondo processo costituente anche quando non fu più possibile proseguire la collaborazione governativa con socialisti e comunisti, il coraggio di aver avviato la riforma agraria e con essa la trasformazione del Paese, prima in un’economia industrializzata e poi in una potenza economica mondiale.
Un aspetto significativo dell’eredità del grande statista trentino sta nell’averci dimostrato, pur disponendo della maggioranza assoluta dei consensi, quanto sia importante governare associando, nelle scelte e nelle decisioni, il più ampio numero di realtà politiche e come sia possibile dialogare, nel rispetto delle diverse culture e sensibilità, senza abdicare ai propri principi. Una lezione di concretezza, di realismo e di operosità, ma sempre al servizio di un’idea e di un obiettivo alto: l’Italia e la fraternità.


Queste qualità costituiscono un vero monito per tutti coloro che decidono di impegnarsi nella vita pubblica. De Gasperi aveva ben chiaro che non è solo l’assenza delle avversità a permettere la ricostruzione e la rinascita, ma il saper scegliere una strada percorribile e affrontarla col “passo del montanaro”, come lui era solito dire: un passo lento e senza scorciatoie di comodo, ma che arriva alla meta.
A De Gasperi ci lega, oggi in particolare, il debito di riconoscenza per aver scelto di legare la posizione dell’Italia ai saldi ancoraggi dell’europeismo e dell’atlantismo. Una scelta dettata da un convincimento profondo; maturato nel tempo, attraverso il mutare degli scenari internazionali e nella solitudine della responsabilità.
Una scelta che allora divise aspramente le forze politiche, ma che oggi, a riprova della sua lungimiranza, pure tra le battute di arresto, è diventata minimo comune denominatore e presidio ineludibile della nostra vita democratica.
De Gasperi capì infatti ben presto che, in un mondo diviso in due, il nostro Paese avrebbe dovuto compiere, con urgenza, una chiara scelta di campo per difendere i traguardi di libertà e democrazia faticosamente conquistati, così come per raggiungere nuove frontiere di progresso e di sviluppo.


Le due dimensioni, quella atlantica e quella europea, erano legate per De Gasperi da un rapporto di reciproca necessità. In questa prospettiva propose la creazione di una Comunità europea della difesa che doveva costituire il pilastro europeo dell’Alleanza atlantica ma, al contempo, un passo cruciale nel cammino di una integrazione politica del continente. La bocciatura di questo disegno da parte dei governi, in primo luogo quello francese, fu considerata da De Gasperi, pochi giorni prima di morire, «una iattura».
Ed oggi, la guerra in Ucraina ci dimostra che quel passo della Ue nella politica estera e di difesa comune non è più eludibile.


Certo, il contesto nel quale vive attualmente l’Europa è ovviamente mutato, ma è sempre più chiaro che non esiste un’alternativa valida, al di fuori della nostra unità e del legame ineludibile con gli Stati Uniti, per fronteggiare le sfide del nostro tempo: dalla globalizzazione con le sue sfide ed insidie, alla minaccia del terrorismo internazionale; dal Mediterraneo centro di una aspra competizione geopolitica che utilizza l’immigrazione come arma di pressione, ai venti di guerra che continuano a soffiare in Medio Oriente e in altre aree calde del pianeta.


Raccogliere l’eredità di De Gasperi oggi significa portare nell’impegno politico il disinteresse personale, la fedeltà autentica al primato delle Istituzioni, l’adesione convinta a grandi ideali e la coerenza nel realizzarli. Significa credere in una concezione della politica fondata sulla comunità, sul legame profondo tra le generazioni e sul rifiuto di una ragione di Stato che rende separabili la coscienza personale e la scelta politica.


Un rigore, pubblico e privato – il suo - testimoniato lungo tutto il percorso della sua vita.


«Dicono che sono un uomo capace - confidò un giorno alla figlia - preferirei che mi si ricordasse come un uomo onesto».

 

 

 

 

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Il Messaggero