Derive da evitare/ No a scelte barbare sul diritto alla salute

Derive da evitare/ No a scelte barbare sul diritto alla salute
Un giorno fu chiesto a un importante economista americano quale fosse la peggior disgrazia ipotizzabile per l’ Occidente. La risposta fu singolare: «Il disastro...

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Un giorno fu chiesto a un importante economista americano quale fosse la peggior disgrazia ipotizzabile per l’ Occidente. La risposta fu singolare: «Il disastro peggiore sarebbe la scoperta della cura del cancro, e magari anche dell’infarto». Superata l’iniziale perplessità, i presenti capirono la crudele verità di quella affermazione. Guarendo i tumori e le malattie cardiovascolari, la vita media aumenterebbe di circa vent’anni, la popolazione anziana diventerebbe ingestibile, e i sistemi previdenziali, pensionistici e sanitari collasserebbero. La morte, come l’eleganza, è la rimozione del superfluo.

La raccomandazione della Siaarti (l’associazione di anestesisti e rianimatori) di selezionare, con un “triage” accurato, chi merita di essere accolto in terapia intensiva, non si inserisce certo in questa linea di asettica contabilità. Essa sembra piuttosto conformarsi a quelle tragiche opzioni emergenziali ben note dopo le battaglie, quando i feriti venivano divisi in due gruppi: ai primi una dose di morfina per il dolore; ai secondi (i più gravi) due dosi per l’eternità. Come abbiamo scritto qui di recente, i numeri non si discutono, si accettano. E nondimeno questa iniziativa pone alcuni quesiti. 

Il primo, ovviamente, è di ordine umano. Ma su questo non ci soffermeremo perché siamo alieni da ogni stucchevole predica, e ognuno di noi si formerà, in cuor suo, l’opinione che crede. Del resto sono gli stessi medici ad ammettere che questo approccio può essere «emotivamente e moralmente difficile».

Il secondo è invece di ordine giuridico. Fino a prova contraria il diritto alla salute è garantito dalla nostra Costituzione a tutti indistintamente. In realtà si tratta di una formulazione imperfetta e vagamente ideale, perché la salute, come la felicità, dipende dagli dei o dalla nostra condotta, e nessuna autorità può assicurarla. Quello che la Costituzione garantisce è il diritto alla cura, ma la cosa, non cambia: tutti, vecchi e giovani, malati occasionali e irreversibili oncologici hanno il diritto ad essere assistiti. E’ appena il caso di notare che persino per i malati terminali il Parlamento e la Corte Costituzionale hanno impiegato mesi di discussione tra infinite polemiche per ammettere il diritto del malato a decidere della sua sorte. E che l’interruzione delle cure e la sedazione profonda possono intervenire solo se l’interessato ha espresso in tal senso la sua volontà formatasi “liberamente e autonomamente”.Qui la decisione, come si vede, sarebbe invece presa dai medici.

L’unica obiezione non è di ordine etico né giuridico, anche se i due vecchi brocardi “ad impossibilia nemo tenetur” e “necessitas legem non habet” possono eliminare ogni perplessità. Se il numero dei pazienti supera quello dei letti e dei respiratori nessuno può fare miracoli. Si possono solo fare selezioni dolorose, come i chirurghi sul campi di battaglia. Già. Ma in base a quale criterio? E se poi arriva la denuncia dei parenti, con l’ausilio di un agguerrito legale e l’intervento di un motivato Procuratore? Altro mistero.
Da qui si vede l’inavvedutezza di chi non ha saputo prevedere le possibili conseguenza di questa epidemia, quando l’allarme era già stato lanciato. Non vogliamo rinfocolare polemiche in questo momento di necessari e responsabile unità. Ci limitiamo a segnalare che quasi un mese fa Ilaria Capua ( che, ricordiamolo incidentalmente, fu costretta a emigrare per le vessazioni della nostra Giustizia sgangherata e fanatica) avverti della necessità di organizzare il telelavoro dal proprio domicilio, perché l’epidemia sarebbe arrivata con effetti molto seri. Forse sarebbe stato il momento di pensare, prima ancora che ai danni dell’economia, ad attrezzare gli ospedali dei mezzi idonei, in personale e strumentazione, procedendo subito agli ordinativi e magari richiamando in servizio del personale a riposo. 


Così avremmo, forse, evitato, questa dolorosa “raccomandazione “ degli anestesisti, che rischia di condannare i cronici e gli anziani. Anche se , ragionando come l’economista citato all’inizio, l’Inps potrebbe trarre da questa decimazione di soffocati un momento di respiro per le sue esauste finanze. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero