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È possibile che, nonostante gli scossoni che si avvertono a livello internazionale, si tardi ancora nella regolamentazione dei “cripto asset” e che si continui a essere abbacinati dai facili guadagni trascurando la volatilità e l’opacità di questa forma di investimento? Alle parole di autorevoli esponenti del mondo istituzionale negli Usa e in Europa, che in qualche caso hanno addirittura paragonato questa forma di impiego delle risorse ad attività criminali, non sono poi seguiti coerenti decisioni innanzitutto per la tutela del risparmio in tutte le sue forme. E questi investimenti sono lasciati al “caveat emptor”, al si guardi solo chi li effettua. La goccia che dovrebbe far traboccare il vaso è ora la crisi di liquidità della piattaforma di scambio Ftx che ha avviato la procedura prevista dal Chapter 11, la bancarotta assistita per una perdita che per adesso, secondo alcuni, sarebbe di 8 miliardi di dollari. L’iniziativa ha contemporaneamente determinato le dimissioni dell’amministratore delegato Sam Bankman-Fried il quale fino a non molto tempo fa era ritenuto un genio, paragonato ai più grandi finanzieri internazionali, a testimonianza di come può essere alterata la reputazione. L’accelerazione della crisi è stata oggettivamente determinata anche dalla decisione della società concorrente Binance - la quale in un primo momento si era detta disposta a soccorrere Ftx - di revocare la sua disponibilità e la stessa ipotesi di un’acquisizione della piattaforma in difficoltà. Un primo segnale di un sia pur limitato effetto-alone si è avuto con la reazione di altre “cripto”, in particolare con il calo del Bitcoin. Immediatamente viene ora evocata Lehman Brothers, il dissesto di circa quattordici anni fa che innescò a catena, causa ed effetto, la crisi che dai mutui subprime si volse in una crisi finanziaria globale che poi, a sua volta, si trasferì in Europa e si accentuò per le gravi difficoltà dei debiti pubblici e la perversa interazione con i sistemi bancari. Difficile dire se siamo in presenza dei prodromi di una Lehman dei “cripto asset” che comunque avrebbe una portata diversa, per natura e per grado, rispetto a quella innescata dai subprime. Tuttavia è indiscutibile la pericolosità di un effetto-domino. Soprattutto è doveroso agire tempestivamente con le leve normative e di controllo che possono essere costruite e attivate dagli organi competenti nelle singole aree del globo, previa iniziativa del Financial Stability Board, se ancora ha una ragion d’essere dopo che sembra da tempo “non pervenuto” e del G20 finanziario. Bisogna prevenire la gigantesca mole di analisi e spiegazioni soltanto a “buoi fuggiti dalla stalla”, come è accaduto negli anni post-fallimento Lehman incentrati sulla prevedibilità o no delle crisi finanziarie. Oggi siamo agli inizi; può essere, il caso Ftx, solo una fiammata destinata a spegnersi o, invece, può avere connessioni ad ampio raggio.
Il Messaggero