I conti pubblici/ La salute dell’economia e le spine che restano

I conti pubblici/ La salute dell’economia e le spine che restano
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È stato quello di ieri un illuminante biglietto da visita. Una delle deduzioni del primo intervento pubblico, nella veste di Governatore della Banca d’Italia, di Fabio Panetta è la necessità di bilanciare le valutazioni e le decisioni in materia monetaria e creditizia. A fronte dell’attuale positiva situazione delle banche come fattore di stabilità per l’intero sistema finanziario, sta ora il rischio, ha detto Panetta, che per effetto del rallentamento ciclico e gli alti tassi di interesse aumentino i crediti deteriorati degli istituti: è, questa, una delle prime considerazioni di un discorso che si presenta innovativo per la struttura e per le indicazioni, in questo ultimo caso alludendosi ai possibili contro-effetti della politica monetaria restrittiva, che però il sistema è in grado di fronteggiare. 


Combattere l’inflazione con i suoi costi redistributivi e sociali è stato necessario ricorrendo alla restrizione. Tuttavia, ecco un altro bilanciamento, osserva il Governatore, si sbaglierebbe se si trascurassero gli impatti con i danni che si possono registrare sull’attività economica e i rischi per la stabilità finanziaria che si riverbererebbero paradossalmente sulla stabilità dei prezzi perseguita dalla strategia anti-inflazione. Significa, dunque, se questa considerazione è correttamente interpretata, che dal punto in cui si è arrivati con il livello dei tassi ufficiali non si dovrebbe ancora salire. Anzi, si dovrebbe iniziare a scendere. 


Ma vi è di più: bisogna fare attenzione a imboccare drasticamente la via della normalizzazione della politica monetaria avviando la riduzione del bilancio dell’Eurosistema (Bce più Banche centrali nazionali). Si può aggiungere che sarebbe un mix micidiale, mentre cala ancora l’inflazione, agire con manovre ancora più restrittive attraverso i tassi e il ridimensionamento del bilancio. Sono, tutti questi, degli efficaci temperamenti della linea ciecamente rigoristica che alcuni vorrebbero tuttora far valere. E’ possibile che questa alternativa aggreghi consensi nell’Eurosistema? Lo potremo verificare a cominciare dal 14 dicembre quando si riunirà il Direttivo della Bce. Ma, a fronte di una auspicabile diversa impostazione della politica monetaria, sta pure una impostazione della politica economica e di finanza pubblica alla cui base c’è l’esigenza - più che di un bilanciamento - in questo caso di un tassativo concorso delle due leve, monetaria ed economica, di un’inversione rispetto a quanto è accaduto negli ultimi due decenni, affrontando il problema della stagnante produttività totale dei fattori. 


Ciò significa intervenire su innovazioni tecnologiche, organizzazione della produzione, innovazioni di prodotto, espansione delle imprese più efficienti. C’è una triade cruciale che è data da investimenti, produttività totale e crescita. Con ciò Panetta inquadra il suo pensiero nelle migliori proposte dei Governatori che si sono succeduti. Poi però vi è il macigno del debito che va affrontato con misure non solo per la crescita, ma anche per la finanza pubblica. Alla fine, resta l’interrogativo, che non spetta ovviamente a Panetta sollevare, sulla necessità di un ampio concorso politico, istituzionale, economico e sociale perché un tale importante disegno si realizzi appieno. Siamo agli inizi, si camminerà “per aspera”, ma il Governatore appare determinato con la mente concentrata sugli interessi nazionali ed europei. 
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Il Messaggero