Transizione mancata/ Le vecchie auto e il triste primato di casa nostra

Transizione mancata/ Le vecchie auto e il triste primato di casa nostra
Che il parco veicoli italiano sia uno dei più vasti e anziani d’Europa è cosa nota. segue dalla prima pagina ...

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Che il parco veicoli italiano sia uno dei più vasti e anziani d’Europa è cosa nota. segue dalla prima pagina


Non tutti i giorni, però, si conta il loro numero per vedere come stanno realmente le cose. Assodato che nel Vecchio Continente l’Italia fa parte del gruppo di testa in qualsiasi graduatoria, la dimensione dei suoi numeri va paragonata solo a Germania, Francia e Regno Unito. Ebbene, all’alba del secondo decennio del secolo il nostro Paese è l’apripista continentale per numero di autovetture con un’età superiore a dieci anni anche rispetto a paesi che hanno una circolazione più corposa e un mercato annuale più grande. Ciò vuol dire che la forbice poco virtuosa con i concorrenti continua ad allargarsi. Una costatazione che però non è fine a sé stessa, va infatti calata in un contesto che, di là delle congiunture come la guerra o il prezzo impazzito dell’energia, è considerato da tutti il tema del secolo: l’inquinamento ambientale.


I veicoli non sono certo i soli colpevoli dell’inquinamento ma, finché restano termici, vengono fatalmente coinvolti nel problema. Sicché per non far salire la temperatura del globo oltre il grado e mezzo suggerito dalla scienza per non subire le devastanti conseguenze dei cambiamenti climatici, pare non ci sia altra strada che ridurre le emissioni di CO2. E continuare a mantenere in circolazione un parco-auto così vetusto non aiuta affatto. Ma vediamo i numeri aggiornati dal più recente censimento.


Le vetture ultra decennali che corrono sulle strade italiane sono 23.247.531, ben più della metà del totale (39 milioni). La Germania è alle spalle con 20.357.516, mentre le vetture totali che circolano sulle strade tedesche sono circa dieci milioni in più (48 milioni). La Francia è terza, con 17.611.460 unità. Segue la Gran Bretagna con 14.910.781, preceduta anche da Polonia e Spagna che hanno un circolante totale di una decina di milioni in meno. Con questi numeri l’aria delle nostre città non può che essere la più inquinata. Quando la politica si porrà il problema?  Domanda non oziosa, perché la questione è ben più attuale dell’azzeccare le previsioni (peraltro abbastanza facili) di quando il propulsore elettrico scalzerà definitivamente l’endotermico, mandando in pensione (almeno per quanto riguarda la mobilità) i carburanti fossili.


Lo scenario non migliora se si allarga l’obiettivo. Guardando i veicoli commerciali fra gli “over ten year”, l’Italia è sempre in testa con 2.746.415 esemplari, seguono la Francia con 2.733.704, il Regno Unito con 2.062.639 e la Germania addirittura con 1.019.188. Molto più ampia la forchetta sui mezzi da lavoro medi e pesanti che hanno un costo più elevato e, probabilmente, l’ammortamento più legato alle congiunture economiche: i camion ultra decennali in Italia sono 722.890, nel Regno Unito 302.838, in Francia 216.727, in Germania 175.311. Il raffronto fa riflettere: più del doppio rispetto a al Regno Unito, quasi quattro volte la Francia, più del quadruplo rispetto alla Germania. Le quantità sono talmente distanti che si spiegano soltanto con il fatto che buona parte dei trasporti di merci all’estero non corra su gomma, ma su ferro o su vie acquatiche.


In ultimo restano gli autobus, e anche qui l’Italia vince a mani basse: nel nostro Paese circolano 66.735 vecchi bus, nel Regno Unito 42.391, in Germania 26.770 in Francia solo 19.566. Un panorama, insomma, che inchioda la politica e i governi italiani che si sono succeduti in questi anni alle loro responsabilità, alle quali sarà possibile sottrarsi soltanto affrontando con rapidità e convinzione la transizione energetica.
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Il Messaggero