Wwf, ogni anno 110 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare

Wwf, ogni anno 110 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare
Un terzo di tutta la plastica prodotta ogni anno nel mondo, ovvero circa 110 milioni di tonnellate, viene dispersa in nature, soprattutto in mare. Se il contesto,...

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Un terzo di tutta la plastica prodotta ogni anno nel mondo, ovvero circa 110 milioni di tonnellate, viene dispersa in nature, soprattutto in mare. Se il contesto, rimarrà immutato entro il 2030 l’inquinamento da plastica raddoppierà rispetto all'attuale e gli oceani saranno gli habitat più colpiti, visto che oggi è più economico scaricare la plastica in natura piuttosto che gestirla efficacemente fino a fine vita. Inoltre, nella catena del valore della plastica non vengono calcolate le esternalità ambientali, i costi per le comunità umane e per gli ecosistemi: ammonta a 8 miliardi di dollari il costo annuale degli effetti negativi diretti su pesca, commercio marittimo, turismo e sugli ecosistemi marini. Al mondo sono oltre 270 le specie animali vittime dell’intrappolamento in reti da pesca abbandonate e in altri rifiuti plastici; sono 240 le specie che presentano rifiuti plastici nello stomaco. Si aggiunga che, se non vengono invertiti i trend attuali, al 2030 rischiamo che aumentino del 50% le emissioni di CO2 dovute alla plastica e triplichino quelle derivanti dal suo incenerimento.La denuncia arriva dal WWf che ha preparato un report - Responsabilità e rendicontazione, le chiavi per risolvere l’inquinamento da plastica - pubblicato al livello globale dall’associazione a meno di una settimana dall’Assemblea delle Nazioni Unite sull’Ambiente (UNEA-4) che si svolgerà a Nairobi (11 – 15 marzo).


«La lotta all’inquinamento da plastica in natura non sarà risolutiva finchè non vi sarà l’impegno di tutti i settori coinvolti nel ciclo di vita della plastica. È l’ora di affrontare il problema con strumenti efficaci su scala internazionale perché il mare non ha confini: urge un Trattato globale vincolante e con un approccio unitario e condiviso che punti sulla responsabilità e la rendicontazione» dice il WWF, che per sostenere la richiesta di un nuovo trattato, ha  anche lanciato una petizione a livello mondiale. Sono  oltre 250.000 i cittadini del mondo che lo hanno sottoscritta.  
Lo scenario per una natura #plasticfree contenuto nel report WWF dimostra che questa generazione ha il potere di invertire la rotta: entro il 2030, con un approccio più sistemico lungo tutto il ciclo di vita della plastica, si potrebbe ridurre del 57% i rifiuti plastici (pari a 188 milioni di tonnellate di plastica in meno). Il bando della plastica monouso (quella che ‘vive’ meno di 1 anno) può ridurre la domanda di plastica del 40%. Questo, unito ad una crescita di plastica riciclata, potrebbe abbattere della metà la produzione di plastica vergine. L’eliminazione del monouso ridurrebbe il carico di plastica nei rifiuti di il 57% in meno rispetto all’attuale. Inoltre, migliorare la gestione dei rifiuti e incrementare il riutilizzo creerebbe un’economia della plastica priva di forme di inquinamento capace di creare oltre 1 milione di posti di lavoro nella filiera del riciclo e rilavorazione.


«Come cittadini europei abbiamo una grossa responsabilità: l’Europa è il secondo produttore di plastica al mondo e 2,1 milioni di tonnellate di imballaggi di plastica sono consumati ogni anno dagli italiani. Per questo domani, in un incontro con il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, chiederemo che l’Italia sia leader in Europa e nel Mediterraneo per sostenere la risoluzione che chiede di avviare il percorso per un Trattato globale vincolante sull’inquinamento marino da plastica che verrà presentata nell’ambito di UNEA-4. In quell’occasione consegneremo centinaia di migliaia di firme a sostegno delle nostre richieste su scala globale e nazionale» ha dichiarato Donatella Bianchi, presidente WWF Italia. In media ogni italiano - secondo il report WWF - produce ogni 5 giorni 1 chilo di rifiuti plastici. Aggiunge  Marco Lambertini, direttore generale del WWF Internazionale: «L’attuale modo di produrre, utilizzare e smaltire la plastica è fallato. In questo sistema non vi sono responsabilità e rendicontazione: l’unica certezza è che enormi quantità di plastica finiscono in natura. Siamo nel bel mezzo di una crisi dovuta all’inquinamento da plastica. Questo materiale di per sé non è ‘cattivo’, nonostante ciò sono evidenti i danni alla vita marina e solo oggi stiamo iniziando a capire gli effetti sulla salute umana. Conosciamo le soluzioni per risolvere il problema e vanno dalla riduzione alla raccolta, dal riciclo allo sviluppo di alternative»
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Il Messaggero