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In una recente intervista alla testata online specializzata, Wewelfare.it, Pierluigi Stefanini, presidente ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) ha lanciato un preoccupato allarme:
«Il welfare italiano soffre purtroppo di una eccessiva frammentazione degli interventi e di una loro rapida evoluzione. Andrebbe razionalizzato, analizzando i punti su cui intervenire (povertà reddituale, carenze abitative, non accesso ai servizi di base, povertà alimentare) e creando strumenti operanti in sintonia l’uno con l’altro. Una volta fatto ciò, bisognerebbe predisporre un meccanismo di valutazione, dotandosi di target e indicatori su un periodo di tempo pre-definito (tre anni, ad esempio) e alla luce delle osservazioni fatte operare i necessari aggiustamenti». Alla domanda «Quale sarà il futuro del welfare integrato?», Stefanini (nella foto accanto) ha risposto: «Dovrà avere al centro la persona, e tutti i suoi bisogni, che non possono essere considerati solo economici. La pensione più generosa del mondo serve a poco se uno è ammalato e non ci sono strutture sanitarie disponibili. Dobbiamo quindi rivedere in un’ottica integrata i servizi, analizzandone l’effettiva corrispondenza ai bisogni dei cittadini e alla distribuzione degli stessi sul territorio».
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