Giornate retribuite ai neo-papà, contributi per gli asili nido, permessi per assistere genitori anziani, contributo aziendale per la previdenza complementare, bonus per...
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«Riteniamo che i contenuti di questo nuovo accordo si posizionino fra le migliori pratiche a livello nazionale. Per esempio, iniziative come il sostegno alla genitorialità e ai familiari anziani rafforzano ulteriormente le nostre politiche sull'equilibrio vita personale-lavorativa» ha dichiarato Massimo Re, direttore delle relazioni industriali di L'Oréal Italia.
In particolare il contratto integrativo L'Oréal prevede, dal 1° gennaio 2018, supporto alla genitorialità con 10 giorni di permesso retribuito per i neo-papà, aumento del contributo asilo nido a 140 euro al mese mamme e papà, permessi per l'assistenza ai bambini malati, concessione del part-time di 6 ore su richiesta fino ai 3 anni del bambino e orario flessibile. E ancora, spiega una nota, «aiuto ai dipendenti con familiari anziani, sopra i 75 anni o non autosufficienti con concessione del part-time di 6 ore per un massimo di 3 anni, permessi extra e orario flessibile; un conto welfare individuale di 250 euro per acquistare, tramite una piattaforma, beni e servizi (ad esempio, acquisto libri scolastici, campus estivi, trasporti, viaggi, teatro, spese mediche, attività sportive). Il premio di partecipazione potrà inoltre essere convertito, fino al 50%, in conto welfare individuale con un contributo aziendale ulteriore del 15%, il tutto con i vantaggi fiscali previsti dalla vigente normativa».
L'intesa, inoltre, prevede un aumento del contributo aziendale per la previdenza complementare (Fonchim). «L'importo del premio di partecipazione, variabile e legato alla crescita dei risultati di business, è stato incrementato in maniera significativa e potrà arrivare fino a 2.900 euro lordi annui nel 2019. Questo nell'ottica di coinvolgere tutti i collaboratori nel successo dell'azienda, in linea con la politica di profit sharing del Gruppo», prosegue la nota.
Dal luglio 2016 , secondo gli ultimi dati del Ministero del Lavoro, su 11.539 contratti di secondo livello attivi, ben 3.414 prevedono misure di welfare aziendale.
Il Messaggero