L'Amarone piace sempre di più, raggiunto giro d'affari di 600 milioni di euro

L'Amarone piace sempre di più, raggiunto giro d'affari di 600 milioni di euro
L'Amarone, il re dei vini rossi veronesi, non teme la recessione economica. Il pregiato vino ha raggiunto un giro d'affari di quasi 600 milioni di euro l'anno,...

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L'Amarone, il re dei vini rossi veronesi, non teme la recessione economica. Il pregiato vino ha raggiunto un giro d'affari di quasi 600 milioni di euro l'anno, per oltre la metà ascrivibile alle vendite del Grande Rosso. Secondo dati dal Consorzio tutela vini Valpolicella, che promuove l'Anteprima Amarone 2015 dal 2 al 4 febbraio nell'ambito della Red Week enoica con esperti internazionali, nei 19 comuni della Valpolicella i vignaioli spuntano un super-prezzo delle uve, pari a 24mila euro a ettaro.

Tra le 1.736 aziende produttrici socie oltre la metà ha dimensioni sotto i 2 ettari mentre solo il 7,5% va oltre i 100.000 metri quadrati; a fronte di ciò, la produzione lorda vendibile è altissima, con appunto le uve a 23-24mila euro per ettaro, così come il valore aggiunto che in diversi casi supera il 30%. E il valore fondiario in diverse aree del distretto veneto può arrivare a 500mila euro.
I lavoratori specializzati sembrano venir fidelizzati con una spesa media aziendale per le retribuzioni dei propri addetti di circa 100mila euro per azienda in un'area, sottolinea ancora il Consorzio, che «da sempre fa dell'integrazione il proprio punto di forza. Sono infatti quasi 500 i lavoratori extracomunitari, oltre 1.000 quelli provenienti da Paesi Ue e circa altrettanti gli italiani». In termini di mercato, la produzione artigianale vede esportare 8 bottiglie su 10, grazie anche alle attività di promozione e internazionalizzazione organizzate dal Consorzio, che vanta una rappresentatività molto elevata (80%). «La prossima scommessa è quella turistica - ha concluso il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Andrea Sartori - in crescita doppia negli ultimi anni rispetto ai dati regionali ma ancora sottostimata per le sue potenzialità».
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Il Messaggero