La Commissione Ue rivede al ribasso le stime sul pil dell'Italia: per il 2018 vengono limate a 1,3% (da 1,5% previsto a maggio) e nel 2019 a 1,1% (da 1,2% di maggio)....
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«Mentre i consumi privati e gli inventari hanno continuato a sostenere l'espansione della produzione, deboli investimenti ed export sono stati un peso per la crescita», scrive la Commissione, sottolineando come «la prospettiva breve termine del manifatturiero indica un indebolimento in arrivo». «La domanda interna dovrebbe restare la principale motrice della crescita, di fronte a un ambiente esterno con maggiori sfide». Gli investimenti «dovrebbero aumentare, sostenuti da condizioni favorevoli del credito e incentivi fiscali, sebbene la volatilità del mercati, che riflette l'incertezza domestica e globale, dovrebbe rinviare alcune decisioni sugli investimenti nel breve termine». Nel 2019, «il phase-out degli incentivi fiscali e l'aumento graduale dei tassi di interesse dovrebbe rallentare la crescita degli investimenti. L'aumento della spesa delle famiglie dovrebbe continuare alla luce dell'aumento degli stipendi e dell'occupazione. Ma i prezzi più alti del petrolio dovrebbero pesare» sugli stipendi netti e quindi «leggermente frenare i consumi privati». Inoltre, «è improbabile che gli export netti diano un contributo positivo alla crescita a causa dell'impatto differito dell'apprezzamento dell'euro e della crescita moderata di alcuni dei principali partner commerciali dell'Italia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero