UBP, Kazmi: "Fed meno dovish, restiamo positivi sul credito"

UBP, Kazmi: "Fed meno dovish, restiamo positivi sul credito"
(Teleborsa) - "Vediamo questo incontro come un tentativo da parte della Fed di colmare il divario rispetto alle aspettative del mercato. Inoltre, ci aspettiamo che esso limiti il...

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(Teleborsa) - "Vediamo questo incontro come un tentativo da parte della Fed di colmare il divario rispetto alle aspettative del mercato. Inoltre, ci aspettiamo che esso limiti il ribasso dei rendimenti dei titoli di Stato americani". È quanto ha affermato Mohammed Kazmi, portfolio manager e macro Strategist, di Union Bancaire Privée (UBP) commentando le recenti decisioni della Federal Reserve.


Pochi giorni fa la Fed ha confermato una politica monetaria accomodante e ribadito "l'impegno ad utilizzare la gamma completa di strumenti per sostenere l'economia degli Stati Uniti in questo momento difficile, promuovendo in tal modo i suoi obiettivi di massima occupazione e stabilità dei prezzi". Pur confermando i tassi sui FED funds ai minimi storici, in un range compreso tra lo zero e lo 0,25%, la i funzionari della Federal Reserve hanno segnalato di aspettarsi due aumenti entro la fine del 2023, anticipando la loro risalita rispetto a quanto comunicato tre mesi fa.

"Il range dei tassi – si legge nell'analisi di Kazmi – non dovrebbe scendere sotto i recenti minimi e vediamo di un nuovo un rialzo dei tassi, mentre il mercato prezza già i rischi di una FED in atteggiamento più da 'falco', alla luce dei dati impressionanti sulla crescita. Ciò sarà probabilmente guidato dalla parte iniziale e centrale della curva, piuttosto che dalla parte più lunga, dato che la Fed si sta muovendo per controllare le pressioni inflazionistiche. Questo è uno dei motivi principali per cui abbiamo preso dei profitti sulle posizioni che avevamo da inizio anno sulla parte più ripida della curva statunitense, poiché una FED che sposta l'attenzione dei mercati verso i rialzi potrebbe appiattire la curva".


Sul fronte del credito UBP rimane positiva. "Per i mercati del credito, – afferma l'analista di Union Bancaire Privée – vediamo una FED che ora non è più così tanto dietro la curva, e anzi riduce uno dei principali rischi di coda di cui erano preoccupati gli investitori. Essa contiene in particolare il rischio di un aumento persistente dell'inflazione a medio termine, poiché la linea adottata sui tassi indica che Powell non lascerà che l'inflazione sfugga di mano. Sebbene la FED sia passata a un obiettivo medio per l'inflazione, essa sembra gradire un'inflazione significativamente al sopra il target solo per un anno, piuttosto che non fino al 2022 o al 2023. Nel complesso, giudichiamo positivamente il messaggio della Fed, che non poteva che assumere una posizione meno 'dovish' a causa dei dati impressionanti sulle prospettive di crescita che continueranno a supportare gli spread".


Per UBP, dunque, il cambio di atteggiamento da colomba (dovish) a falco (hawkish) della FED – ovvero il passaggio da politiche monetarie che coinvolgono bassi tassi di interesse a sostegno delll'occupazione e della crescita economica a misure più restrittive in materia di espansione monetaria con l'applicazione di tassi di interesse più elevati – è giustificato dalla necessità di mantenere sotto controllo la crescita dell'inflazione che, nella fase di ripresa, rischia di erodere il potere d'acquisto dei consumatori e gettare incertezza circa la stabilità dei prezzi.





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Il Messaggero