Ubi, Massiah conta in un 2019 migliore e non esclude nuove aggregazioni

Ubi, Massiah conta in un 2019 migliore e non esclude nuove aggregazioni
Il numero uno di UBI Banca, Victor Massiah, è fiducioso che il 2019 sarà un anno migliore, nonostante il contesto difficile dominato da grandi rischi: dalla Brexit...

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Il numero uno di UBI Banca, Victor Massiah, è fiducioso che il 2019 sarà un anno migliore, nonostante il contesto difficile dominato da grandi rischi: dalla Brexit al protezionismo, senza dimenticare il rallentamento dell'economia tedesca. Rischi che condizionano la politica monetaria ed i tassi, rispetto ai quali Massiah attende ancora per quest'anno una "temperatura sotto zero". E oltre a questo va considerata la situazione italiana, dominata da un elevato Spread e dal "modello giapponese" fatto di crescita ed inflazione basse e tassi negativi.



E' quanto spiegato da Massiah in una intervista a Affari & Finanza su Repubblica. Il banchiere ha spiegato che l'assemblea di aprile, che si appresta ad approvare un bilancio record e riconfermarlo alla guida dell'Istituto, chiuderà un "ciclo" iniziato nel 2007 con la fusione fra Banche Popolari e banca Lombarda, che ha poi superato una lunga crisi e si è lanciato nella trasformazione in SpA anche con l'integrazione delle tre casse fallite (Banca Etruria, Banca Marche e Carichieti).

"Abbiamo acquistato le tre banche dal Fondo di risoluzione", ricorda Massiah, aggiungendo "in nove mesi le abbiamo integrate completamente e questo ha fatto sì che le economie di scala siano state veloci e significative".

L'Ad di UBI traccia anche un bilancio degli ultimi dodici anni che lo hanno visto guidare una delle maggiori banche popolari in Italia, specie dopo l'integrazione nel 2017 di tre delle quattro banche fallite.

Secondo Massiah, il settore potrebbe essere ancora oggetto di un consolidamento, un processo cui UBI prenderà parte non per "risanare" come fatto in passato, bensì per creare valore e rafforzare la sua leadership. "Un'ulteriore concentrazione ci sarà e noi non staremo a guardare", ha detto il banchiere, che non esclude nessuna ipotesi fra Carige, Mps e Creval, ma precisa "la premessa è che siano operazioni non per curare le ferite ma per creare un soggetto più forte".

 

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Il Messaggero