Dopo la decisione della città di Londra di bandire Uber, popolare applicazione per prenotare auto con conducente, il dibattito è ancora aperto. Da un lato, chi...
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«Vogliamo innanzitutto ringraziare i nostri numerosi clienti per il supporto che abbiamo ricevuto nei giorni scorsi. È stato fantastico sentire le vostre storie su come la nostra applicazione abbia migliorato la qualità della vita in città: dagli autisti che si guadagnano da vivere ai clienti che si fidano di noi per tornare a casa».
Poi l'ammissione di colpa: «È vero che abbiamo sbagliato qualcosa. Mi dispiace per gli errori che abbiamo fatto. Ci appelleremo alla decisione in nome di milioni di londinesi, ma con la consapevolezza che dobbiamo cambiare».
Khosrowshahi, successore del fondatore della società, Travis Kalanick, è amministratore delegato di Uber da agosto. «Il mio lavoro, prosegue nella lettera, è di scrivere un nuovo capitolo nella storia dell'azienda. Non siamo perfetti, ma vi ascolteremo. Vogliamo diventare partner a lungo termine delle città dove lavoriamo, e lo faremo con umiltà, integrità e passione».
Scuse che sembrano tese a una schiarita nei rapporti conflittuali di Uber con i tribunali e le città del mondo. Tant'è che il sindaco di Londra, Sadiq Khan, parlando con la Bbc ha aperto ad alcuni colloqui diretti tra i vertici di TfL, la società che gestisce i trasporti di Londra, e lo stesso Khosrowshahi. «Apprezzo le scuse e ho chiesto a Transports for London di rendersi disponibile a un incontro». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero