Turchia sotto attacco, la lira ancora giù: «Pugnalati dagli Usa»

Recep Tayyip Erdogan parla ormai senza mezzi termini di «tradimento». La crisi della lira, la moneta turca, sarebbe il frutto di una «cospirazione» degli...

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Recep Tayyip Erdogan parla ormai senza mezzi termini di «tradimento». La crisi della lira, la moneta turca, sarebbe il frutto di una «cospirazione» degli Stati Uniti, che starebbero cercando di «colpire alle spalle» un loro «partner strategico» che partecipa alla Nato. Il presidente turco, insieme a tutte le istituzioni del Paese, prova a reagire al crollo della valuta, che ormai dall'inizio dell'anno ha perso il 40% del suo valore, rispetto al biglietto verde.

Ieri la Banca centrale ha assicurato che erogherà alle banche del Paese «tutta la liquidità di cui necessitano». Una replica, in pratica, del «whatever it takes» pronunciato da Mario Draghi nel 2012 per salvare l'euro. Le misure complessivamente annunciate valgono 10 miliardi di lire turche, l'equivalente di 6 miliardi di dollari, e una liquidità in oro per un valore di 3 miliardi di dollari che verrà iniettata nel sistema finanziario del Paese. Il ministro delle finanze, Albayrak, ha promesso un piano di azione economico che sarà implementato subito. Lo stesso ministro, genero del presidente, ha programmato una conferenza con le principali banche d'affari per dopodomani, il 16 agosto. La riunione inizierà alle 2 ora di Londra, e sarà coordinata da Citi, Deutsche Bank, Dome e Hsbc. Poi è intervenuto direttamente Ergogan sottolineando che «i fondamentali dell'economia sono molto forti», e assicurando che il governo farà «il possibile per risolvere la situazione».

IL RISULTATO
Un primo risultato per ora è stato raggiunto. Il crollo della lira, per il quale è stato annunciata anche un'indagine su 346 account che avrebbero pubblicato «contenuti che hanno provocato la crisi», si è fermato. Anche il listino azionario di Ankara ha contenuto le perdite a due punti percentuali e mezzo.

Il ribasso complessivo nelle due giornate più difficile è così stato contenuto a meno del 5%. A soffrire maggiormente sono stati i titoli di Stato, il cui rendimento è balzato a oltre nove punti percentuali, più alto di quelli della Grecia. Ma a preoccupare è soprattutto il contagio. Lo spread tra i Btp italiani e i bund tedeschi, considerati più sicuri, ieri è balzato a 280 punti. Male sono andate le banche. Anche perché, a mercati aperti, un funzionario della Commissione europea ha parlato di un possibile impatto della crisi della lira turca sui conti degli istituti di credito del Vecchio continente.


L'Europa che è il primo partner commeciale di Ankara, insomma, rischia di pagare il prezzo più alto. Secondo Carlo Cottarelli, il problema non soltanto gli effetti diretti sulle banche. Il problema riguarda soprattutto quelli che l'ex Commissario alla spending e dirigente del Fondo Monetario, ha definito gli «effetti indiretti». La crisi turca, secondo Cottarelli, «può cambiare l'attitudine dei mercati verso tutti i Paesi considerati a rischio. Si chiama», ha detto, «effetto contagio». Non solo. La preoccupazione riguarda anche il fatto che in Turchia ci sono, in accordo con Bruxelles, 3,5 milioni di rifugiati siriani. Non a caso ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel si è affrettata a sottolineare che «nessuno ha interesse a una destabilizzazione economica della Turchia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero