(Teleborsa) - "La crescita è meno forte di quanto auspicato ma più forte di quanto atteso". Lo ha affermato il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, a margine della...
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"Mi pare che la crescita sarà un pò più alta delle previsioni che noi abbiamo messo nel nostro Documento di economia e finanza (0,2%, ndr) - ha detto il ministro - se tutta l'Europa, come previsto, avrà una ripresa nel secondo semestre, noi avremo una crescita maggiore anche per l'Italia. Si è visto in passato che mese dopo mese venivano abbassate le previsioni di crescita, ora vediamo che mese dopo mese vengono aumentate. Quindi siamo sulla buona strada".
Quella dell'OCSE (che prevede una crescita pari a zero per il 2019), ha proseguito il titolare di via Venti settembre, "è la previsione più bassa in circolazione. La nostra previsione, fatta un mese fa, coincide sostanzialmente con quella del FMI e con quella della Commissione europea. Oggi sono usciti nuovi dati (dell'Istat, ndr) e la previsione è che non sarà lo zero ma lo 0,3. Siccome ogni mese queste previsioni vengono corrette al rialzo io sono ottimista. Voglio ricordare che l'OCSE qualche mese fa, prevedeva per l'Italia, -0,2, oggi prevede zero".
Tria si è poi concentrato sul nodo dell'alto debito pubblico italiano. "Il debito rappresenta un problema strutturale della nostra economia. L'obiettivo di ridurre il rapporto debito-PIL verrà realizzato gradualmente come ci viene richiesto", ha sottolineato.
"Ma la questione - ha aggiunto il ministro - non è che ci venga chiesto di ridurlo. Serve all'Italia ridurlo, ridurlo gradualmente, soprattutto in un periodo di bassa crescita e nel nostro programma c'è la riduzione. Se cresceremo di più la riduzione sarà più veloce".
Il titolare del MEF ha parlato anche di occupazione, dicendosi convinto che "andrà in linea con la ripresa dell''economia" e la stima OCSE di un aumento della disoccupazione "è semplicemente una previsione, una previsione pessimistica, come del resto tutto il quadro previsivo dell'OCSE, non solo per l''Italia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero