Tim, la mossa sulla rete unica: diritto di veto a Cdp sulle strategie

Tim, la mossa sulla rete unica: diritto di veto a Cdp sulle strategie
Il conto alla rovescia è iniziato. Lunedì prossimo il consiglio dei amministrazione di Tim, se non ci saranno colpi di scena, darà il via all'operazione...

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Il conto alla rovescia è iniziato. Lunedì prossimo il consiglio dei amministrazione di Tim, se non ci saranno colpi di scena, darà il via all'operazione FiberCop con l'ingresso degli americani di Kkr e di Fastweb. Eppure non è detto che qualcosa non possa ancora accadere. In corso ci sono ancora colloqui tra Tim e Cdp, portati avanti al massimo livello dall'amministratore delegato del gruppo telefonico, Luigi Gubitosi, e il numero uno della Cassa, Fabrizio Palermo. Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, che di Cdp è azionista di riferimento, ha già in qualche modo avallato la nascita di FiberCop, giudicandola comunque come un primo passo verso quella rete unica tra Tim e OpenFiber sponsorizzata dal governo. FiberCop, insomma, nascerà e sarà controllata da Tim con la maggioranza delle azioni. Ma si cerca comunque di creare le condizioni affinché anche la Cassa possa mettere un piede nell'azionariato della società nella quale sarà conferita la rete secondaria in rame del gruppo telefonico. In che modo? Gualtieri ha posto condizioni precise sulla governance, che vorrebbe pubblica a prescindere dalla quota di partecipazione nel capitale da parte di Cdp. E vorrebbe dei presidi regolatori che ne garantiscano l'indipendenza dalle strutture commerciali di Tim, più di quanto non avvenga già oggi.


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LE DISTANZE
Dunque, la domanda è: quanto sono distanti su questi punti le posizioni di Tim e Cdp? Nei colloqui con Palermo, Gubitosi avrebbe prospettato la possibilità di assegnare alla Cassa un diritto di veto all'interno del consiglio di amministrazione, su tutte le decisioni strategiche che riguardano FiberCop e sulle scelte di investimento. Scegliere quali città, quali quartieri e quali palazzi cablare portando la fibra fin dentro casa, è di fatto la principale scelta strategica che FiberCop dovrebbe compiere. Ed è anche la questione che sta più a cuore al governo. Ma c'è un punto che risulta centrale per mandare a buon fine la trattativa in corso: trovare una soluzione che permetta, alle Authority delle comunicazioni italiana ed europea, di qualificare FiberCop come un operatore non verticalmente integrato che garantisce la parità di accesso a tutti gli altri fornitori di servizi sulla rete. Solo se questo requisito sarà soddisfatto, la nuova società potrà ottenere delle condizioni regolatorie incentivanti per gli investimenti, ossia il passaggio al calcolo delle tariffe utilizzando il meccanismo della Rab, che remunera il capitale investito per costruire la nuova rete a banda larga. Ed è questa anche una delle condizioni poste dall'Enel di Francesco Starace per partecipare con l'apporto di Open Fiber.

Che la posizione espressa da Gualtieri abbia smosso le acque ormai è assodato. Le posizioni di Franco Bassanini, presidente di OF, e del vice ministro Stefano Buffagni, ormai appaiono minoritarie. Cdp a questo punto, se il negoziato che è ancora considerato particolarmente complicato andrà in porto, potrebbe entrare con una quota anche ridotta (5-10%) in FiberCop, dando vita al primo embrione della società della rete unica italiana. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero