La Fed alza i tassi Usa solo dello 0,25% per non spaventare mercati e banche. Powell: inflazione troppo alta

Con l’aumento di 25 punti i tassi Usa toccano il 5%. Nella nota ufficiale niente previsione di altri ritocchi

Tassi, Federal Reserve li alza dello 0,25%: raggiunto il 5%, mai così alti dal 2006. Powell: «L'inflazione resta troppo alta»
Com’era prevedibile, i timori per una frenata precipitosa dell’economia e le domande ancora aperte sullo stato di salute del sistema bancario Usa dopo i fallimenti di...

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Com’era prevedibile, i timori per una frenata precipitosa dell’economia e le domande ancora aperte sullo stato di salute del sistema bancario Usa dopo i fallimenti di Silicon Valley Bank e Signature Bank hanno convinto la Fed ad allentare la velocità di crescita dei tassi: l’aumento è dunque dello 0,25% che porta il costo del denaro al 4,75-5%, livello record dall’ottobre 2007. La scelta della Fed - al nono rialzo dal marzo 2022 - è stata recepita da Wall Street inizialmente con compostezza, ma più tardi le vendite hanno nuovamente prevalso (Dow Jones e S&P hanno perso l’1,6%, il Nasdaq l’1,3%). 

 

 

LA BUONA NOTIZIA

Ovviamente la Banca centrale Usa continua a perseguire l’obiettivo dell’inflazione verso il 2%, cosa ancora lontana visto che gli ultimi dati la davano al 6%. E i mercati ora s’interrogano sulla durata della stretta, visto che la maggioranza dei governatori (10 su 18) si attendono un solo nuovo aumento nel 2023 visto che hanno lasciato invariato il “terminal rate” al 5,1%. Nella nota ufficiale del Federal Open Market Committee è stata cancellata la frase «rialzi continui», ma si parla solo di «alcuni ulteriori rialzi». Nel corso della conferenza stampa, il presidente Jerome Powell ha sottolineato che la Fed userà «tutti gli strumenti a nostra disposizione» per mantenere il sistema bancario sicuro, ribadendo che «è forte e resistente». «Lavoriamo per prevenire che episodi come quelli di queste settimane si ripetano», ha detto Powell, aggiungendo che la turbolenza creerà «condizioni di credito più difficili per famiglie e imprese causando rallentamenti nell’economia». Quanto agli effetti sul sistema bancario americano, alla luce di quanto è accaduto «è chiaro - ha detto ancora il banchiere - che dobbiamo rafforzare supervisione e regolamentazione» degli istituti di credito.
Infine, per quanto riguarda l’inflazione, il secondo elemento da mettere sulla bilancia per la Fed oltre alla crisi bancaria, Powell ha spiegato che «il processo per riportare l’inflazione al 2% è ancora molto lungo e sarà accidentato» e che nonostante ci siano stati alcuni visibili miglioramenti «la pressione inflazionistica continua a essere alta».

TENSIONI A FRANCOFORTE

Mentre Powell parlava negli Stati Uniti, in Europa si stava consumando l’ennesimo scontro tra falchi e colombe al vertice della Bce sulla politica monetaria di Francoforte. Di primo mattino il governatore della Bundesbank, Joachim Nagel, alla guida della folta pattuglia degli oltranzisti, aveva rilanciato la necessità di insistere nel rialzo dei tassi anti-inflazione. La Bce, aveva aggiunto, deve essere «ostinata» e continuare ad alzare i tassi per contrastare l’inflazione nonostante i timori che le turbolenze finanziarie possano impattare sulle banche. E ancora: «Non ci sono dubbi che le pressioni sui prezzi sono forti e diffuse. Se vogliamo domare questa inflazione ostinata dobbiamo essere anche più ostinati». Secondo Nagel, la Bce «dovrebbe fare di più» anche sul fronte della riduzione del portafoglio di bond, che inizierà questo mese al passo di 15 miliardi.


Poco dopo è sceso in campo Fabio Panetta, membro dell’esecutivo della Bce. «Di recente ho detto che non si deve guidare come un pazzo a fari spenti nella notte - ha esordito il banchiere italiano - Le recenti tensioni finanziarie hanno reso questa mia convinzione ancora più forte». La politica monetaria deve essere «dipendente dai dati e adattabile - ha aggiunto - Una serie di shock ha creato incertezza per le economie mondiali e mentre gli effetti di questi shock stanno iniziando a ridursi, potrebbe servire ancora tempo prima di vedere la definizione di un nuovo equilibrio». E’ necessaria prudenza nella stretta, perché «sta già avendo un forte impatto sulle condizioni finanziarie, dobbiamo invece evitare volatilità indesiderata». Le recenti tensioni finanziarie sui mercati bancari globali «renderanno le banche più sensibili ai deflussi di depositi inducendole a diventare più prudenti nell’erogazione di prestiti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero