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Nella legge di Bilancio ci saranno i primi finanziamenti per il Ponte sullo Stretto di Messina. La conferma che il governo prova a fare sul serio viene dal ministero delle Infrastrutture, con il ministro Salvini ed il vice Bignami.
Quest’ultimo in un’intervista al Sole 24 Ore ha specificato che le risorse «saranno più di un semplice segnale». Grazie ai fondi, i primi cantieri dovrebbero aprire il prossimo anno. Ma l’opera, che ha anche un alto valore simbolico, non è la sola voce per la quale il governo è a caccia di fondi. Oltre agli investimenti, ci sono i grandi capitoli della spesa corrente.
I provvedimenti
Il più rilevante è quello che comprende il taglio del cuneo fiscale: il governo punta a confermare l’esonero contributivo applicato ai lavoratori dipendenti con reddito annuale fino a 35 mila (nella misura di sei punti) mentre per chi è al di sotto dei 25 mila la riduzione è di sette punti. Lo sgravio scade a dicembre: estenderlo all’intero 2024 (in attesa di renderlo strutturale) costa più di 10 miliardi, che l’esecutivo intende reperire almeno in parte razionalizzando le altre decontribuzioni attualmente applicate per categorie specifiche. D’altra parte lasciar cadere l’esonero o anche limitarne troppo la portata è un’opzione politicamente esplosiva: i lavoratori interessati si accorgerebbero immediatamente della decurtazione nel cedolino dello stipendio.
IL MECCANISMO
A beneficio dei lavoratori dipendenti si lavora anche alla della detassazione dei premi di risultato e dei fringe benefit.
Per far sì che questa misura (ed anche quella sulle tredicesime) diventi operativa prima della fine dell’anno servirà naturalmente un decreto legge collegato alla manovra, perché quest’ultima entrerà formalmente in vigore solo dal primo gennaio 2024. Intanto nei ministeri è in corso il lavoro di ricognizione delle norme che - se cancellate o ridimensionate - potrebbero contribuire a finanziare quelle ritenute politicamente prioritarie.
Un dossier particolarmente sensibile è quello previdenziale. Da una parte c’è la spinta della Lega per qualche forma di flessibilità in uscita aggiuntiva alla semplice riproposizione di Quota 103 (la formula che permette di lasciare il lavoro con 62 anni di età e 41 di contributi) e sarà probabilmente estesa anche Opzione donna, la forma di anticipo specifico per le lavoratrici (con assegno penalizzato dal metodo di calcolo contributivo). Dall’altra l’esecutivo prepara un ulteriore ritocco verso l’alto (l’obiettivo è quota 700 euro al mese) degli assegni al minimo. Tutto ciò potrebbe essere finanziato con una versione leggermente meno favorevole della “scaletta” di adeguamento dei trattamenti all’inflazione. Intanto da oggi gli ex titolari di reddito di cittadinanza che hanno i requisiti per il supporto per la formazione e il lavoro (350 euro mensili) potranno iniziare a fare domanda sull’apposita piattaforma predisposta dall’Inps.
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Il Messaggero