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Il primo passo è stato fatto. La riforma fiscale del governo è stata approvata in Commissione finanze della Camera. Un passaggio che ha introdotto diverse novità. L’ultima riguarda l’introduzione della mensilizzazione degli acconti per i lavoratori autonomi.
Di fatto le Partite Iva non pagheranno più le tasse su redditi presunti, ma solo su quanto effettivamente incassato. Si tratta di un passaggio che avverrà “gradualmente”. Perché, spiega l’emendamento approvato ieri, non deve comportare maggiori oneri per lo Stato. Le preoccupazioni della Ragioneria di non prendere impegni finanziari troppo gravosi, è stato il leit motiv del primo passaggio parlamentare. Ed è anche la ragione per cui è stata messa nel cassetto la flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti. L’intenzione iniziale era di tassare gli aumenti di reddito da un anno all’altro con una tassa piatta del 15 per cento, così come previsto già per i lavoratori autonomi.
LE RISORSE
E qui il tema delle risorse sarà fondamentale. Per adesso al “taglio delle tasse” sono destinati 4 miliardi. Ne servirebbero probabilmente almeno 8 o 10. Ma a contendersi la dote ci sono altri capitoli, come il taglio del cuneo contributivo rafforzato il primo maggio dal governo. Per confermarlo anche nel 2024 servirebbero poco meno di 10 miliardi di euro. «Questo di oggi (ieri, ndr) è un passo avanti per riformare il sistema fiscale del nostro Paese - ha commentato il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo - e confido che anche nelle successive fasi in parlamento ci sia la stessa collaborazione». Tra le novità approvate a Montecitorio anche la semplificazione del sistema di agevolazioni fiscali verso le imprese, finalizzato al sostegno agli investimenti nelle aree Zes (Zone economiche speciali), pensata per «favorire lo sviluppo economico del Mezzogiorno e la riduzione dei divari territoriali esistenti nel nostro Paese», come ha dichiarato Piero De Luca (Pd) che ha firmato l’emendamento.
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