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Una manovra per circa 13 milioni di famiglie. Su questo ragiona il governo tenendo conto che nell’Italia che non fa più figli, c’è un elemento tanto intuitivo quanto inequivocabile: crescere un figlio costa e, spesso, solo le coppie con sufficienti risorse economiche decidono di diventare genitori. I dati Istat consentono di raccogliere alcune evidenze su questa relazione e mostrano come le famiglie con figli dispongano di un reddito medio più elevato rispetto alle famiglie senza. A partire dal 2016, infatti, le famiglie con figli hanno un reddito medio tra i 28 e i 34 mila euro, mentre, nello stesso periodo, il reddito medio non è mai superiore ai 27 mila euro per quelle senza figli. Sono 10,3 milioni, dunque, le famiglie con figli a carico (di cui 8 milioni formate da coppie in età ancora fertile) ed è a queste, evidentemente, che guarda il governo quando pensa a sgravi fiscali per favorire la natalità. Ma anche a quelle 5 milioni di coppie, per la maggior parte under 30, che non hanno figli.
Natalità, la sfida
La sfida del ripopolamento è piuttosto complessa. Negli ultimi 8 anni il Paese ha perso 1,5 milioni di abitanti e il tasso di presenza in famiglia è appena del 2,3%.
La platea
In altre parole oggi l’Italia si presenta come un paese che invecchia velocemente, e in cui gli under 34 rappresentano il 33,8% della popolazione (erano il 57,7% nel 1951), mentre gli over 35 sono il 66,2% (nel 1951 erano il 42,3%). Per dire, gli under 25 potenzialmente beneficiari di sgravi fiscali da indirizzare alle famiglie sono 15 milioni, quasi il doppio rispetto ai figli per i quali lo Stato eroga attualmente l’assegno unico universale. E in questo quadro crescono le famiglie unipersonali, pari a 9 milioni, il 35,1% del totale contro il 12,9% del 1971. In altri termini, vive da solo circa il 15% delle persone in Italia. Il maggiore incremento di famiglie unipersonali si registra nelle regioni del Centro (+21%), dove il peso relativo di queste famiglie è passato dal 10,9% del 1971 al 37,1%, mentre il Nord-ovest conferma il suo primato: le famiglie composte da una sola persona salgono al 37,7% dal 16,0% del 1971. E di fronte a questa situazione, appare una chimera sperare nel fattore immigrazione. «Considerando che ormai sembra essersi esaurito anche l’effetto positivo sulla neo natalità prodotto dagli arrivi dei cittadini stranieri – osserva l’Istat – più giovani e più propensi a fare figli di quelli italiani, sia perché i flussi migratori si stanno riducendo, sia perché gli stranieri tendono ad assumere gli stessi comportamenti demografici dei cittadini italiani, l’ipotesi più probabile è che negli anni futuri avremo un paese composto sempre di più di longevi e sempre di meno di minori e giovani».
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