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La battaglia del Superbonus, che ha tenuto in ostaggio il decreto Aiuti bis per settimane, si è chiusa con una mediazione risolutiva del governo che ha messo d’accordo tutti i partiti. Per sbloccare la situazione, Palazzo Chigi - grazie al lavoro di mediazione del sottosegretario all’Economia Federico Freni - ha riscritto la formulazione della responsabilità in solido per la cessione dei crediti legati ai bonus edilizi, specificando che ogni addebito sarà circoscritto ai casi di violazione «con dolo o colpa grave» per i crediti maturati successivamente al decreto legge dello scorso novembre che introduce l’obbligo di visti di conformità asseverazioni e attestazioni. Una soluzione anticipata proprio dal Messaggero domenica 11.
IL MECCANISMO
In poche parole, occorre una condotta fraudolenta, una truffa o almeno un’operazione connotata da scarsa diligenza per finire nei pasticci. Per quanto riguarda i crediti sorti prima delle misure introdotte in funzione anti-frode, l’emendamento del governo stabilisce che la responsabilità in solido per i soggetti diversi da banche, intermediari finanziari e assicurazioni, sarà circoscritta ai casi di dolo o colpa grave ma sarà necessaria la presentazione di visti di conformità asseverazioni e attestazioni “ora per allora”. La svolta maturata ieri potrebbe avere conseguenze molto positive sulla movimentazione dei crediti fiscali. Per tutta l’estate le richieste per il Superbonus sono cresciute ma spesso sono rimaste parcheggiate nel cassetto fiscale, creando accumuli per gli operatori difficili da smaltire.
A sperare nella svolta, tra le prime file era c’era l’Ance, che riteneva il provvedimento l’ultima opportunità per sbloccare il meccanismo della cessione del credito: un mercato che, avevano fatto notare i costruttori, «sta paralizzando gli interventi di Superbonus già avviati ed è fonte di grandi disagi per le famiglie e le imprese». Il governo è convinto che con l’emendamento si potrà per evitare il fallimento di circa 40 mila aziende che hanno immagazzinato i crediti ma che non riescono più a monetizzarli. E secondo i calcoli dell’Ance ci sarebbero 20 miliardi di crediti potenziali pronti a ripartire. Anche Confedilizia ha tirato un sospiro di sollievo spiegando che «da tempo c’era la necessità di un intervento che chiarisse definitivamente che i cessionari non incorrono in alcuna responsabilità. E ciò è avvenuto, salvo che tale responsabilità, giustamente, non derivi da dolo o colpa grave. L’auspicio adesso - ha proseguito Confedilizia - è che i crediti finora acquisiti possano tornare liberamente a circolare e conseguentemente proprietari e condominii abbiano la possibilità di reperire sul mercato imprese disposte ad avviare, e in alcuni casi anche a proseguire, i lavori».
IL PASSO AVANTI
Positiva la reazione del mondo bancario.
Il Messaggero