Superbonus, allarme di Lazio e Abruzzo sui lavori post sisma. A rischio 22mila progetti per la ricostruzione

Rocca chiede «un passo indietro». Marsilio: «L’aiuto va confermato»

Superbonus, allarme di Lazio e Abruzzo sui lavori post sisma. A rischio 22mila progetti per la ricostruzione
Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, si rivolge direttamente a Giorgia Meloni e chiede «un passo indietro». Marco Marsilio, da poco riconfermato alla guida...

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Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, si rivolge direttamente a Giorgia Meloni e chiede «un passo indietro». Marco Marsilio, da poco riconfermato alla guida dell’Abruzzo, teme che la ricostruzione si blocchi. I governatori del Centro Italia scendono in campo compatti per chiedere al governo un “ripensamento” sul decreto Superbonus approvato a sorpresa nell’ultimo consiglio dei ministri. I loro territori rischiano di essere quelli più impattati dalla misura voluta dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per frenare la voragine nei conti pubblici aperta dagli incentivi all’edilizia. Ma il punto è che il Bonus del 110% con lo sconto in fattura, è un tassello ritenuto fondamentale per la ricostruzione post sisma. Rocca lo dice chiaramente. «Pochi giorni fa», ha spiegato, «abbiamo celebrato l’avvio del “Super cantiere” di Amatrice. La cessazione del contributo arriva inaspettata e nella fase di ripartenza volta a restituire vita alle zone distrutte dal sisma. Non possiamo abbandonare, proprio ora, questi borghi». Marsilio è sulla stessa lunghezza d’onda. L’eliminazione dell’incentivo, ha detto, «comporterebbe un grave pregiudizio per il processo di ricostruzione». La pressione sul Tesoro per modificare la norma è altissima. Da via XX settembre, per ora, filtra l’apertura solo a modifiche «minime», che non cambino la sostanza del provvedimento. Che nasce, come ha spiegato lo stesso Giorgetti, dalla necessità di chiudere il buco nero che si è aperto nei conti pubblici e che dopo aver già assorbito 114 miliardi di euro veleggia verso la stratosferica cifra di 150 miliardi.

Ma perché è soprattutto la stretta per i lavori di ricostruzione nelle aree del cratere dell’Aquila e del Centro Italia a destare le maggiori preoccupazioni? I nuovi lavori non potranno più utilizzare il meccanismo di finanziamento tramite lo sconto in fattura e la cessione del credito. Le agevolazioni oggi coprono la quota di accollo dei proprietari di unità immobiliari inagibili. Senza l’accesso allo sconto in fattura, chi ha una casa danneggiata potrebbe non avere la liquidità per anticipare le somme necessarie alla ricostruzione. Secondo l’ultimo rapporto del Commissario straordinario per il sisma, Guido Castelli, si attende ancora il deposito di circa 22.000 progetti. Che ora rischiano. Anche Castelli ha già avviato una interlocuzione con il Tesoro per trovare una soluzione che eviti di staccare la spina ai lavori nel cratere. Ma bisognerà capire come procedere nelle zone del terremoto per gli interventi non ancora iniziati e in assenza di un provvedimento abilitativo. Perché è proprio questo il cuore del decreto. La stretta infatti, salva i cantieri già partiti e quelli già autorizzati, mentre condanna chi non ha ancora depositato i progetti. Per i condomini che hanno già presentato una Cilas e adottato una delibera di approvazione dei lavori, lo sconto in fattura potrà continuare ad essere praticato. Vale per esempio per chi sta proseguendo i lavori iniziati con il 110 per cento e sta chiudendo i cantieri usando la nuova agevolazione scesa al 70 per cento. Saranno anche salvi i casi di lavori già iniziati oppure, nel caso in cui i lavori non siano ancora iniziati, quelli nei quali sia stato già stipulato un accordo vincolante tra le parti «per la fornitura dei beni e dei servizi oggetto dei lavori e sia stato versato un acconto sul prezzo». Fuori da questi casi però, lo sconto in fattura non potrà più esserci.

I DETTAGLI

I dettagli sono emersi dalla bozza del decreto approvato due giorni fa, a sorpresa, in consiglio dei ministri e non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Uscendo da Montecitorio, dopo il Question Time, Giorgetti ha augurato «Buona pasqua. Io», ha detto il ministro, «starò col superbonus, è la mia maledizione». Il provvedimento è destinato a produrre subito i suoi effetti. Con le nuove regole, entro il quattro aprile dovranno essere caricate sulla piattaforma dell’Agenzia delle Entrate tutte le fatture del superbonus scontate nel 2023. Non sarà più possibile effettuare la “remissione in bonis”, ossia la possibilità di segnalare gli sconti ottenuti dalle imprese e le cessioni del credito alle banche, entro il 15 ottobre prossimo pagando una piccola sanzione amministrativa. Non solo. Vengono anche previste delle nuove comunicazioni, oltre a quelle già vigenti, per poter fruire del Superbonus: una nuova comunicazione all’Enea e, per il sismabonus, un’altra segnalazione al Portale nazionale delle classificazioni sismiche. Nella prima andranno indicati i dati catastali relativi all’immobile oggetto dell’intervento, l’ammontare delle spese sostenute nel 2024 alla data di entrata in vigore del decreto, l’ammontare delle spese che presumibilmente saranno sostenute nel 2024 e nel 2025 e la percentuale delle detrazioni spettanti. Comunicazioni simili andranno fatte nel caso del sismabonus. Le modalità di presentazione di queste nuove dichiarazioni saranno stabilite da un Decreto del presidente del Consiglio che sarà emanato entro 60 giorni. Per i lavori in corso l’omessa presentazione delle comunicazioni comporterà l’applicazione di una sanzione di 10 mila euro. 

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Il Messaggero