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OFFERTA SPECIALE
I termini dell’offerta sono più o meno questi: chiudere entro settembre i contratti dei dipendenti pubblici mancanti e aprire immediatamente le trattative per un nuovo rinnovo. Sul tavolo ci sono 11 miliardi di euro già stanziati dal governo per gli aumenti contrattuali del triennio 2025-2027 e il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo è pronto a fare in modo che i tempi per avviare i negoziati necessari a distribuirli siano celeri. Per adesso le intese siglate sono due, quella delle Funzioni centrali, che copre i circa 200 mila dipendenti dei ministeri, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici come l’Inps, e quello della Sanità, che invece interessa 600 mila tra infermieri, tecnici di laboratorio e personale amministrativo (non i medici che essendo dirigenti hanno un contratto a parte). In lista d’attesa, per concludere l’accordo che copre il triennio 2022-2024, ci sono i 480 mila dipendenti degli Enti locali e gli 1,2 milioni di lavoratori della scuola, tra professori e personale di supporto.
IlL SEGNALE
Un primo segnale della possibilità di riuscire a chiudere i contratti entro la fine del mese di settembre, in modo da poter far arrivare gli aumenti in busta paga per fine anno e avviare i negoziati per i nuovi contratti a inizio del prossimo anno, ci sarà già domani. All’Aran, l’Agenzia che tratta i rinnovi a nome del governo, sono attesi i rappresentanti sindacali della dirigenza pubblica. Qui potrebbe arrivare un primo segnale di “distensione” con almeno uno dei sindacati che fino ad oggi si sono opposti in tutti i tavoli a qualsiasi ipotesi di accordo, vale a dire la Uil. Se dovesse dire “sì” al contratto dei dirigenti, potrebbe essere un buon auspicio per sbloccare il tavolo degli Enti locali, convocato agli inizi di settembre. La Cgil, invece, dovrebbe rimanere sulle barricate. Nella’ultima nuova bozza di contratto discussa all’Aran, è stata destinata una maggiore quota di risorse all’aumento del trattamento tabellare dei dipendenti comunali, attraverso il conglobamento parziale negli stipendi dell’indennità di comparto. In pratica, un terzo dell’indennità confluirà negli stipendi determinando aumenti contrattuali per 158,48 euro lordi mensili per l’area dei funzionari e delle elevate qualificazioni (dai 144 euro proposti in partenza), a 145,50 euro per gli istruttori, a 129 euro circa per gli operatori esperti e a 122,48 euro per gli operatori semplici (contro i 113 indicati nella precedente bozza di contratto). In questo modo gli aumenti contrattuali per i dipendenti degli Enti locali sono stati di fatto allineati a quelli dei loro colleghi dei ministeri. Nell’ultimo incontro sia la Cgil che la Uil hanno definito le risorse ancora insufficienti.
LE RICHIESTE
In particolare la Uil, ha chiesto di «anticipare» in questo contratto le risorse stanziate per il prossimo triennio. Le posizioni, da questo punto di vista, non appaiono così distanti. La Uil chiede di anticipare le risorse, Zangrillo propone di anticipare la firma anche del prossimo contratto. Il risultato alla fine, per i lavoratori sarebbe più o meno lo stesso, ottenere in tempi brevi un doppio aumento in busta paga. Senza contare il fatto che nel decreto sulla Pubblica amministrazione, agli Enti locali è stata data la possibilità di superare il tetto al trattamento accessorio dei dipendenti comunali in modo da farlo avvicinare a quello pagato, ancora una volta, nei ministeri.
LA SPINTA
L’altro tavolo che ha bisogno di una “spinta” è quello della scuola. Come per tutti gli altri comparti, le risorse economiche sono date. L’aumento previsto è del 5,78 per cento, con un aumento medio di 142 euro che sale a 150 euro per i docenti. Ma quello della scuola è un contratto complicato soprattutto dal punto di vista normativo. Dentro ci sono i professori, il personale Ata, la ricerca, l’università. Un puzzle complesso dove per riuscire ad incastrare tutte le tessere serve tempo. L’ipotesi dunque, potrebbe essere di replicare quanto fatto con il contratto precedente, quello del 2019-2021. In quel caso, grazie ad un accordo in sede politica, i sindacati accettarono di firmare l’intesa soltanto sulla parte economica, rinviando invece la parte normativa a successive trattative. In questo caso la parte normativa potrebbe essere discussa a stretto giro nella nuova tornata contrattuale. Per ora è solo un’idea fatta balenare, si vedrà.
Ma torniamo ai dirigenti, il cui contratto sarà discusso domani.
Il Messaggero