Spread chiude a quota 100: è l'effetto Draghi, non accadeva dal 2015

Non succedeva dal 2015 che lo spread, il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato Italiani a 10 anni e i Bund equivalenti della Germania, scendesse fino a...

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Non succedeva dal 2015 che lo spread, il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato Italiani a 10 anni e i Bund equivalenti della Germania, scendesse fino a quota 100. Un dato che rende l'idea della fiducia dei mercati in Mario Draghi. Se non bastasse lo spread come indicatore, basti osservare le performance del FTSE MIB, che in questi giorni sta facendo sempre meglio degli altri Eurolistini (oggi ha chiuso a +1,65%).


Il rendimento del BTP decennale si è attestato oggi allo 0,54%, ed è stato l'unico in Europa a scendere (in Portogallo, Spagna e Francia i titoli a 10 anni sono rimasti invariati). I movimenti degli ultimi giorni ci fanno anche "allontanare" dalla Grecia, il cui tasso è pari allo 0,64%, dopo che l'Italia era diventata, a metà gennaio, il fanalino di coda del Vecchio Continente per quanto riguarda la rischiosità del debito pubblico.

Inoltre, oggi sono tornati a valori leggermente negativi i BTP a 5 anni, con un meno 0,02% in chiusura e uno spread a 66 punti base. I BTP a 2 anni hanno invece visto i rendimenti scendere ulteriormente in territorio negativo, con un meno 0,39% e uno spread sui Bund di soli 25 punti base.

Oltre all'effetto Draghi, a tenere bassi i rendimenti dei BTP c'è sempre anche il piano di acquisti anticrisi che sta portando avanti la Banca centrale europea. La scorsa settimana con il PEPP sono stati acquistati titoli per altri 16,7 miliardi di euro, mentre nel mese di gennaio sono stati complessivamente acquistati 53 miliardi di euro netti di titoli pubblici e privati con questo programma.

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Il Messaggero