ROMA Accordi con le imprese per dare loro certezza e favorire gli investimenti, verifiche meno invasive, dichiarazioni e adempimenti più facili grazie all'utilizzo...
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I NUMERI
Dal 2 maggio sono già 410 mila le dichiarazioni inviate direttamente all'Agenzia. Altri 300 mila contribuenti hanno visualizzato e salvato il proprio modello; in totale sono oltre 1 milione 700 mila quelli che hanno fatto almeno un accesso al sito dedicato dell'Agenzia. Tra coloro che la dichiarazione l'hanno inviata è in forte crescita rispetto allo scorso anno la tendenza ad accettare la proposta del fisco così com'è: finora è capitato in circa centomila casi. Merito probabilmente della presenza di tutte le spese sanitarie, dati che chiudono il cerchio per chi ha una situazione non particolarmente complicata. Non sono molte ormai le voci rimaste fuori: l'Agenzia e la Sogei (la società pubblica partner tecnologico dell'operazione) stanno valutando la possibilità di inserire nel 2018 le detrazioni per palestre, piscine e altre attività sportive dei ragazzi e quelle legate alla frequenza scolastica. Il criterio è naturalmente evitare aggravi eccessivi a strutture che a volte sono piccole o dotate di pochi mezzi tecnologici: appare più probabile l'inserimento delle spese scolastiche, che quindi dall'anno prossimo dovrebbero affluire direttamente nella dichiarazione. Una novità positiva per le famiglie che già ora possono comunque contare su un'interpretazione più estensiva data dall'Agenzia a questa voce: così ad esempio oltre alle spese per la frequenza in senso stretto si possono detrarre quelle relative alle mense, alle gite o ai corsi extra, entro un limite di spesa di 564 euro a ragazzo.
LE SPINE DELLO SPLIT PAYMENT
Sul fronte delle imprese alcune delle novità emerse riguardano le intese preventive con il fisco: come i dieci interpelli fatti all'Agenzia in vista di nuovi investimenti, per avere un quadro certo dei futuri adempimenti: hanno generato circa 4 miliardi di investimenti e un numero di posti di lavoro quantificato da Orlandi in 76 mila. C'è poi la cooperative compliance riservata ai gruppi oltre i dieci miliardi di fatturato, che ha già visto aderire società del gruppo Ferrero mentre altri cinque grandi soggetti bancari e industriali hanno manifestato interesse.
La logica di queste operazioni è anticipare il confronto con l'amministrazione tributaria ad una fase ben precedente a quella dell'accertamento. È un'opzione che al momento riguarda soprattutto le grandissime imprese; anche quelle più piccole però dovrebbero poter fare affidamento su verifiche più mirate e meno conflittuali. Il Comandante della Guardia di Finanza ha annunciato per fine anno la messa a punto di una nuova circolare interna che rivedrà in questa direzione tutta la materia dei controlli.
Naturalmente il rapporto tra imprese e fisco non è tutto rose e fiori, come dimostra la recente vicenda dello split payment: il meccanismo, allargato dal governo con il decreto legge in corso di conversione alla Camera, che impone alle aziende fornitrici di beni e servizi di anticipare allo Stato l'Iva relativa alle transazioni. Molte imprese lamentano di fungere in pratica da bancomat per lo Stato. La stessa Orlandi ha riconosciuto che la misura «ha creato qualche onere in più, ma ha anche abbassato l'evasione», promettendo in cambio un'accelerazione dei rimborsi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero