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Dal catasto all’anagrafe, dalla gestione delle entrate tributarie fino ai servizi generali, i Comuni del Centro Italia per le spese di amministrazione hanno un costo medio pro capite «inferiore» a quello del resto del Paese. Detto in altre parole sono più efficienti. Il risultato emerge da un documento della Corte dei Conti che, per la prima volta, ha analizzato la «Qualità della spesa dei Comuni». E le sorprese che emergono dall’accurata analisi dei magistrati contabili non sono poche. A partire proprio dai «costi di amministrazione». Si tratta, spiega la Corte, di una funzione particolarmente importante, perché è “trasversale” a tutte le altre.
Al suo interno ci sono le spese per i servizi di riscossione dei Comuni, quelle per gli uffici tecnici, le spese per l’anagrafe e quelle per il servizio statistico, oltre che i servizi generali. Per provare a capire se un Comune è efficiente o meno nel gestire questi servizi, la Corte dei Conti ha utilizzato due parametri. Il primo è la spesa pro capite. Meno un Comune spende per i servizi più, dice la Corte, è efficiente. Il secondo parametro mette in relazione i costi amministrativi rispetto al totale della spesa corrente. Questo parametro serve a stabilire su ogni euro di spesa corrente quanto il singolo Comune impiega per i servizi amministrativi. Anche in questo caso vale la regole che meno soldi si spendono per questi servizi rispetto al totale della spesa corrente, più efficiente può essere considerato il Comune.
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Ma quali sono stati i risultati dell’indagine della Corte dei Conti? Il costo medio in Italia dei servizi di amministrazione, spiegano i magistrati contabili, è di 218 euro.
LE MOSCHE BIANCHE
Nel Nord del Paese ci sono sostanzialmente solo due mosche bianche: il Veneto che, come detto, ha una spesa pro capite di 152 euro, e la Lombardia con i suoi 175 euro. I costi sono invece particolarmente elevati per le Regioni a statuto speciale. Segno probabilmente che si tratta di una forma di autonomia che inevitabilmente porta a lievitare le spese e a ridurre l’efficienza amministrativa.
Anche se si prende in esame il secondo parametro utilizzato dalla Corte dei Conti, ossia il rapporto tra le spese di amministrazione e la spesa corrente totale, il risultato non cambia. La media italiana è di 0,34 euro. Significa che per ogni euro di spesa corrente, 34 centesimi se ne vanno in servizi di amministrazione.
Utilizzando questo parametro, i Comuni che hanno il miglior risultato sono quelli che si trovano nelle Marche, Regione nella quale si spendono dolo 27 centesimi di euro ogni euro di spesa corrente totale.
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Il Lazio è più o meno allineato alla spesa media nazionale: 0,36 centesimi contro i 0,34 dell’Italia. L’Umbria è a 0,31 centesimi, la Toscana a 0,28. L’Abruzzo è a 0,34, perfettamente in media con il resto della nazione, il Piemonte è quello che spende di più: 41 centesimi ogni euro di spesa corrente. Un caso interessante è quello della Puglia. La regione di trova ai livelli più bassi di spesa in termini pro capite (166 euro), ma con parametri leggermente superiori alla media nazionale nel caso del rapporto spesa per i servizi amministrativi su spesa corrente (37 centesimi per ogni euro). Un dato probabilmente giustificato dal fatto di ospitare Comuni in media più grandi del resto d’Italia, spiegano i magistrati della Corte dei Conti.
Il Messaggero