S&P Global Ratings, crescita Eurozona scende dell'1,2%. PIL Russia -8,9%

S&P Global Ratings, crescita Eurozona scende dell'1,2%. PIL Russia -8,9%
(Teleborsa) - S&P Global Ratings (S&P) prevede una diminuzione della crescita globale di 70 punti base al 3,4% quest'anno, rispetto alla baseline precedente. L'impatto...

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(Teleborsa) - S&P Global Ratings (S&P) prevede una diminuzione della crescita globale di 70 punti base al 3,4% quest'anno, rispetto alla baseline precedente. L'impatto della minore crescita russa è il fattore più determinante, seguito dai prezzi dell'energia e dai cambiamenti in termini di dati e politiche. L'Europa è la regione più colpita dal conflitto. La crescita dell'Eurozona scende dell'1,2% quest'anno, a causa dalla sua esposizione alla Russia e dalle importazioni di energia molto più costose, e la crescita per il 2023-2024 è in gran parte invariata. L'inflazione sale del 2%. Gli Stati Uniti vedono un calo della crescita dello 0,7% al 3,2% quest'anno. L'impatto del rallentamento della crescita russa è lieve. Gli sviluppi politici e i prezzi dell'energia spingono la crescita al ribasso. L'inflazione sale al 6% quest'anno.

La maggior parte dell'Asia-Pacifico e dei mercati emergenti al di fuori dell'Europa orientale mostrano solo modesti cambiamenti in termini di crescita e inflazione. Il PIL russo scende dell'8,9% quest'anno e di un ulteriore 3% nel 2023-2024. L'inflazione sale al 13,5%. È quanto emerge dall'aggiornamento delle previsioni macro globali di S&P alla luce del conflitto russo-ucraino.

I dati macro rispetto alle ultime previsioni di S&P sulle condizioni del credito e all'ultimo aggiornamento di gennaio 2022 sono risultati moderatamente più solidi del previsto in buona parte delle principali economie globali. La crescita dell'eurozona è stata più forte del previsto anche nel 2021, attestandosi al 5,2%, nonostante una performance più debole da parte della Germania.

In termini di politica monetaria, S&P ha apportato due modifiche sostanziali per quanto riguarda le banche centrali dei principali Paesi. In primo luogo, S&P prevede che la Fed inizierà a normalizzare la propria politica monetaria prima e più velocemente del previsto. Ciò riflette un'inflazione più alta e persistente rispetto alle attese, con una maggior componente legata alla domanda, che richiede una risposta a livello di politica monetaria. S&P si attende ora sei rialzi dei tassi, ciascuno di 25 punti base circa, nel corso del 2022, seguiti da cinque ulteriori rialzi nel 2023-24. Il tapering degli acquisti di asset da parte della Fed è terminato, ed S&P si attende un annuncio sulla strategia di riduzione del bilancio nel corso dell'anno. In secondo luogo, S&P ha ipotizzato una funzione di reazione in termini di politica monetaria da parte della Cina, per compensare gli effetti sulla crescita legati al conflitto russo-ucraino, sviluppata per mantenere invariato e attorno al 5% il tasso di crescita previsto da S&P. Il canale principale per tale risposta saranno gli investimenti pubblici.


Alla luce del conflitto Russia-Ucraina e della risposta da parte dei governi occidentali, S&P ha rivisto la previsione macro per la Russia. Le gravi sanzioni internazionali spingeranno l'economia in una profonda recessione. La previsione rivista è che il PIL reale diminuisca del 6,2% quest'anno, con rischi decisamente al ribasso. Anche supponendo che le sanzioni risparmieranno le esportazioni di materie prime della Russia, S&P si attende che il volume complessivo delle esportazioni diminuisca quest'anno. Flussi di capitale su larga scala hanno portato a un brusco calo del rublo, spingendo la banca centrale ad aumentare i tassi d'interesse al 20% e a introdurre controlli sui capitali. La ripercussione dell'ampio deprezzamento della valuta sui prezzi interni alimenterà l'inflazione, che S&P prevede sarà in media del 13,5% quest'anno. Gli investimenti sono destinati a diminuire bruscamente a causa di uno shock della fiducia, un significativo irrigidimento delle condizioni di finanziamento e l'incertezza sulla domanda futura. Anche se una risposta fiscale probabilmente compenserà alcune di queste tendenze, il calo complessivo della domanda interna sarà considerevole.


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Il Messaggero