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Per molto tempo in Europa s’è parlato di “enlargement fatigue”, fatica da allargamento, per descrivere il fenomeno che, dopo l’ingresso di 13 Stati membri nel decennio 2004-2013, ha messo in pausa le nuove adesioni all’Ue. Con il sesto pacchetto di sanzioni e l’embargo al petrolio ancora bloccati sul tavolo dei Ventisette, ostaggio di un’opposizione tanto tecnica quanto politica che ha aperto più di una faglia tra i governi, le restrizioni contro la Russia potrebbero diventare il nuovo terreno in cui l’Ue sente tutto il peso dell’agire comune. La “sanctions fatigue”. Già, perché per approvare le sanzioni (come per le nuove adesioni) serve l’unanimità, e basta un no come quello dell’Ungheria sul petrolio per fermare la decisione. È del resto passato quasi un mese da quando la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha presentato all’Europarlamento di Strasburgo il sesto lotto di misure contro Mosca, che includono un divieto di importazione del petrolio a partire da fine anno: qualcosa si muove, a livello di dichiarazioni di principio, ma il lavoro è essenzialmente tecnico e non si vede ancora la luce alla fine del tunnel. Le trattative non sono mancate, ma la quadra è ancora lontana, e alla vigilia del summit dei leader che comincia oggi pomeriggio una fonte diplomatica Ue si diceva scettica quanto alla possibilità di trovare un accordo. Il Vertice non inizia sotto i migliori auspici, e il summit potrebbe semmai rappresentare una nuova resa dei conti fra i leader (e Volodymyr Zelensky, che si collegherà a sera). A Bruxelles c’è chi ha già tratto dallo stallo sul petrolio la lezione forse più importante: pensare di poter sanzionare dopo il greggio anche il gas, fonte energetica da cui la dipendenza Ue è ancora più netta, è una vana speranza. Se ci saranno altri pacchetti di sanzioni, è irrealistico che vadano a colpire il metano. L’Ue potrebbe optare per misure di mantenimento, allargando le black list di oligarchi e membri delle élite e aggiornando i lotti già adottati. Ma nulla o poco più.
La bozza
Secondo l’ultima bozza delle conclusioni del Vertice, messa a punto solo questa mattina dopo una domenica di nulla di fatto, i capi di Stato e di governo dedicheranno alle sanzioni al petrolio un paragrafo del documento, ribadendo l’impegno a fermare le importazioni di oro nero inizialmente via petroliera e solo dopo via oleodotto, ma senza scendere nei dettagli tecnici né temporali.
Nessuno però sa cosa quel “temporaneamente” voglia davvero dire, il che fa irritare i governi più esposti allo stop alle petroliere (alcuni dei quali avevano in realtà già ottenuto delle concessioni, con lo stralcio della disposizione che prevedeva il divieto per gli armatori Ue di rifornire di greggio russo acquirenti nei Paesi terzi). La Germania, accusata di voler approfittare dell’opposizione di Budapest per continuare a ricevere petrolio a basso prezzo, dovrebbe confermare nero su bianco la volontà di fermare l’import nazionale, come precedentemente indicato, entro l’anno. Il 100esimo giorni di guerra intanto si avvicina, ma sulle sanzioni l’Europa gioca di rimessa.
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Il Messaggero