Rifiuti radioattivi, la Commissione Ue apre la procedura d'infrazione contro l'Italia

Rifiuti radioattivi, la Commissione Ue apre la procedura d'infrazione contro l'Italia
(Teleborsa) - Anche all'Italia, insieme ad Austria e Croazia, è stata notificata dalla Commissione europea l'attivazione di una procedura di infrazione per non aver ancora...

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(Teleborsa) - Anche all'Italia, insieme ad Austria e Croazia, è stata notificata dalla Commissione europea l'attivazione di una procedura di infrazione per non aver ancora adottato un programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi, conformemente alle norme dell'Ue, e in particolare alla direttiva 2011/70 Euratom sul combustibile esaurito degli impianti nucleari e sugli altri rifiuti radioattivi


I rifiuti radioattivi sono generati dalla produzione di elettricità nelle centrali nucleari, ma anche dall'uso, non legato all'energia, di materiali radioattivi per scopi medici, di ricerca, industriali e agricoli. Rifiuti che secondo la direttiva Ue richiedono una gestione responsabile per garantire un elevato livello di sicurezza e proteggere i lavoratori e il pubblico in generale dai pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti. L'obiettivo della misura è anche quello di evitare di imporre oneri indebiti alle generazioni future, visto che spesso questi materiali restano radioattivi per migliaia di anni.

Tutti i paesi dell'Ue hanno l'obbligo di elaborare e attuare programmi nazionali per la gestione di tutto il combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi generati sul loro territorio, dalla generazione allo smaltimento. Gli Stati membri erano tenuti a recepire la direttiva entro il 23 agosto 2013 e a notificare i loro programmi nazionali per la prima volta alla Commissione entro il 23 agosto 2015.

Italia, Austria e Croazia hanno ora due mesi per rispondere alla messa in mora della Commissione. In caso contrario, o in mancanza di una risposta soddisfacente, la Commissione può decidere di inviare loro un parere motivato, secondo stadio della procedura d'infrazione comunitaria che può concludersi con un ricorso alla Corte europea di Giustizia.

(Foto: Lukasz Kobus - © Unione Europea) Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero