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Assentarsi sul lavoro perché si è malati non è la stessa cosa che assentarsi per futili motivi. Un principio che dovrebbe essere ovvio per tutti. Non lo è per la piattaforma di consegna di cibi a domicilio Deliveroo e il suo algoritmo "Frank". Un algoritmo «discriminatorio», ha quindi deciso il Tribunale di Bologna, ricordando che «i rider non sono macchine, ma lavoratrici e lavoratori con diritti». «Una svolta epocale nella conquista dei diritti e delle libertà sindacali nel mondo digitale» esultano in Cgil, il sindacato che, attraverso le categorie NIdiL Cgil, Filcams Cgil e Filt Cgil, ha promosso il ricorso.
«Per la prima volta in Europa un giudice stabilisce che ’Frank’ è cieco e pertanto indifferente alle esigenze dei rider che non sono macchine, ma lavoratrici e lavoratori con diritti” commenta la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti. «Il ranking reputazionale - spiega - declassa alla stesso modo, senza alcuna distinzione, sia chi si assenta per futili motivi, sia chi si astiene dalla consegna per malattia o per esercitare il diritto di sciopero.
L'algoritmo 'Frank' viene usato da Deliveroo per misurare la «bravura» dei rider. «Avere buoni voti significava avere accesso preventivo all'assegnazione degli slot migliori per orari e zone da coprire quindi più prospettive di guadagno» spiega Carlo De Marchis, uno degli avvocati che hanno seguito il ricorso per conto della Cgil. Il sistema non distingueva tra chi cancellava all'ultimo minuto perché in sciopero o per motivi di salute, rispetto a chi si assentava per motivi più banali. «Prenotando la sessione ci si obbligava a geo-localizzarsi nella zona di competenza poco prima dell'inizio del turno e chi non lo faceva senza disdire con un giorno di anticipo scendeva nel ranking», continua l'avvocato. Insomma, le assenze erano considerate tutte uguali.
Oltre alla cifra da versare come risarcimento, il Tribunale ha ordinato a Deliveroo di pubblicare il provvedimento sul proprio sito internet e nell'area «domande frequenti» della propria piattaforma.
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