«Oggi sui giornali c'è il dibattito: Renzi abbassa le tasse, ma è di destra o di sinistra? È un dibattito surreale. Qui non siamo davanti a un'iniziativa di partito,...
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«Il dibattito in questi anni troppo spesso è stato uno scontro tra fazioni, tra componenti di partito, dove ognuna voleva distruggere l'altra. Lo dico da segretario. Ma c'è un momento in cui prima di tutto viene l'Italia e il compito prima di dividersi è trovare il bene comune».
«La legge è stata fatta - ha aggiunto - ma va attuata. Legge sulla PA è ottima, ma dipende da come l'applicheremo. Lo Stato, quando va alla conferenza servizi dovrà parlare con una sola voce, finora è una specie di terapia di gruppo dove ci si addormenta, sembra una riunione degli alcolisti anonimi».
«Sulla scuola e sul merito o siamo in grado di investire o le prossime sfide le perdiamo». «La scuola italiana - ha proseguito - è molto meglio di quello che raccontiamo. Non ne posso più del piagnisteo e del vittimismo sugli italiani che non sono in grado di fare le cose. Vanno invece aiutati a fare meglio, e la scuola va messa su questa prospettiva». Renzi ha quindi sfidato «tutte le aziende a considerare la scuola non solo di proprietà di chi ci lavora, ma dei nostri figli. Oggi abbiamo invertito l'ordine. Prima i soldi si spendevano male, oggi abbiamo messo tre miliardi di euro in più ma è importante - ha concluso - buttarci l'attenzione di tutta la società». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero