Non si tratta soltanto di recuperare un percorso di crescita interrotto dall’emergenza. L’Italia ha molto più da giocarsi nella partita del Recovery Plan....
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Obbligati a crescere, cantieri all'opera: il webinar del Messaggero
Anche perché «per ripagare il maggior debito in arrivo, servirà crescere almeno il 2% all’anno», ha chiarito l’ex commissario alla spending review. Comunque servono «misure di significativo impatto e non cento misure che non cambieranno le cose» per Vittorio Colao, presidente della Task Force nominata dal governo. E soprattutto, «le misure vanno realizzate». Bisogna «saperle scaricare a terra ancora prima di fare gli annunci». Senza formazione, però, servono a poco anche i miliardi da investire in infrastrutture e innovazione. Il tema delle conoscenze tecnologiche e della digitalizzazione «parte dalle scuole» per Luigi Gubitosi, ad di Tim. Altrimenti, si rischia di «avere l’autostrada su cui circolare senza avere la patente» anche nella prospettiva di un Paese interamente coperto dalla fibra. L’ad delle Poste, Matteo Del Fante, avverte invece che Poste è costretta a una profonda metamorfosi se si vuole che i suoi 60 mila dipendenti mantengano il posto di lavoro. Della necessità di investire nel capitale umano è convinto infine Claudio Descalzi, ad di Eni: «La competizione si gioca anche su questo, oltre che sulla tecnologia». Se l’Italia sarà capace però di presentare progetti già «maturi» e concreti, frutto di «una positiva collaborazione pubblico-privato», agganciare il treno può voler dire «vedere certi progetti pronti entro 4-5 anni». A partire da quelli su decarbonizzazione ed economia circolare inseriti dall’Eni nel Recovery plan.
Il Messaggero