Un punto di produttività in più e avanzo primario all'1,5%: la missione (non impossibile) di Visco per l'Italia

Un punto di produttività in più e avanzo primario all'1,5%: la missione (non impossibile) di Visco per l'Italia
Obiettivi difficili ma tutto sommato realizzabili. Li pone all'Italia, non in generale ma con cifre ben precise, il governatore della Banca d'Italia nelle sue...

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Obiettivi difficili ma tutto sommato realizzabili. Li pone all'Italia, non in generale ma con cifre ben precise, il governatore della Banca d'Italia nelle sue Considerazioni finali. In quella che è una situazione di difficoltà senza precedenti, si tratta da una parte di tornare a ritmi di crescita non trionfali ma appena decenti, quell'1,5 per cento che era la media del nostro Paese prima che nel 2008 si scatenasse la crisi finanziaria internazionale. Dall'altra di riportare sotto controllo il debito pubblico.


Le parole di Ignazio Visco si riferiscono a esercizi di calcolo illustrati in dettaglio nel testo completo della Relazione. Per quanto riguarda la crescita, il punto di partenza è la situazione demografica sfavorevole, che può essere almeno in parte contrastata da tendenze positive già in atto, ovvero l'aumento dell'occupazione femminile e l'allungamento delle carriere lavorative indotto dalle riforme pensionistiche. Assumendo che il tasso di disoccupazione scenda gradualmente al 9 per cento, con un numero di ore per addetto tornato ai livelli del 2019, il monte ore lavorate potrebbe dare un contributo alla crescita del Pil dello 0,7% nel decennio 2023-2032. Per arrivare all'1,5 serve quindi un altro 0,8 in termini di maggiore produttività. Quasi un punto. Qualcosa di meno di quello che è effettivamente successo tra il 1986 e il 1995, mentre negli anni successivi il progresso è stato molto più modesto. Guardando anche alle esperienze internazionali, è un risultato possibile.


Se questo ritmo di crescita sarà centrato, in presenza di un'inflazione poco al di sotto del 2 per cento, di uno spread con il Bund decennale tedesco rientrato a 100 punti base (valore realistico rispetto ai fondamentali del Paese)  e di un avanzo primario all'1,5 per cento del Pil almeno da metà periodo, il rapporto tra debito e prodotto interno lordo si ridurrebbe nello stesso decennio di circa due punti l'anno. In questo modo l'inevitabile esplosione del debito legato all'amergenza Covid sarebbe tamponata e la situazione tornerebbe sotto controllo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero