Pop Vicenza, indagati Zonin e Sorato: aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, le accuse

Pop Vicenza, indagati Zonin e Sorato: aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, le accuse
ROMA - Finanziamenti per 974 milioni di euro erogati dalla Popolare di Vicenza a clienti ”speciali”, ma privi delle garanzie sufficienti. Fondi che venivano, almeno...

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ROMA - Finanziamenti per 974 milioni di euro erogati dalla Popolare di Vicenza a clienti ”speciali”, ma privi delle garanzie sufficienti. Fondi che venivano, almeno parzialmente, impiegati per comprare azioni dell'istituto e poi rivendute alla banca stessa. Così, come i crediti deteriorati erano stati occultati agli ispettori della Banca d'Italia e quindi mai iscritti in bilancio, tra il 2012 e il 2014, anche i portage erano stati tenuti segreti dai vertici della banca. Per l'ex direttore generale Samuele Sorato, il presidente del consiglio di amministrazione, Giovanni Zonin, gli ex consiglieri Giuseppe Zigliotto e Maria Giovanna Dossena, l'ex vice direttore generale responsabile della Divisione Finanza, Andrea Piazzetta, e l'ex vice direttore generale responsabile della divisione Mercati, Emanuele Giustini, le accuse sono di aggiotaggio e ostacolo all'attività di vigilanza.


Secondo la Procura di Vicenza, avrebbero diffuso «notizie false e posto in essere artifici concretamente idonei a incidere in modo significativo sull'affidamento rivolto dal pubblico nella stabilità patrimoniale della banca e dell'omonimo gruppo bancario». Ieri i militari del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, guidati dal generale Giuseppe Bottillo, si sono presentati nella sede della banca, iscritta sul registro degli indagati, negli uffici e nelle abitazioni dei sei manager.



Nelle decreto di perquisizione, la procura li definisce «soci finanziati»: sono coloro ai quali i vertici della banca, in concorso, avrebbero «ripetutamente concesso ed erogato numerosi finanziamenti, in difetto dei presupposti e in violazione delle procedure deliberative, finalizzati all'acquisto (effettivamente realizzato) sul mercato secondario di azioni Bpvi per un controvalore complessivo in corso di accertamento e, comunque non inferiore, a 223 milioni di euro».



NOTIZIE FALSE E ARTIFICI

Secondo i pm, sempre in favore di terzi «in difetto di presupposti», sarebbero stati inoltre erogati altri finanziamenti, finalizzati alla sottoscrizione (effettivamente compiuta) di azioni Bpvi in occasione degli aumenti di capitale realizzati nel corso del 2013-2014 «per un controvalore complessivo in corso di accertamento e, comunque non inferiore a 136-146 milioni di euro». Alcune delle operazioni sarebbero avvenute attraverso i fondi di investimento Athena, Optimum Multistrategy 1 e Optimum Multistrategy 2. Gli ultimi due hanno sede in Lussemburgo ma sono collegati a società registrate nell'isola di Malta.



LA MANCATA ISCRIZIONE


In base agli accertamenti del nucleo valutario, i vertici della banca avrebbero omesso «l'iscrizione al passivo dei bilanci sociali 2012, 2013 e 2014 di una riserva indisponibile pari all'importo complessivo delle operazioni di finanziamento finalizzate all'acquisto e alla sottoscrizione di azioni Bpvi, importo in corso di accertamento e comunque nell'ordine di 974 milioni di euro». Ma le contestazioni riguardano anche l'impegno, assunto da Bpvi con numerosi soci, alcuni dei quali destinatari dei finanziamenti, al riacquisto delle azioni per un controvalore di circa 300milioni di euro. Le false notizie, con riferimento ai requisiti patrimoniali di vigilanza, e l'ostacolo a Bankitalia, nel corso dell'attività ispettiva, avrebbero consentito di attribuire alle azioni (non quotate) un valore assai superiore a quello reale e impedito alla Banca d'Italia «l'adozione delle opportune misure correttive». Le indagini riguardano anche il valore che le quote avevano al momento degli stress test della Bce, superati per un soffio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero