(Teleborsa) - Un "recupero tormentato". Così definisce il terzo trimestre del Pil italiano il Centro Studi di Confindustria nella sua Congiuntura Flash che stima tra luglio e...
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Guardando alla fine dell'anno il CSC prevede un calo del Pil Italia tra il 10% e l'11% per il 2020.
La produzione industriale, nonostante un luglio in recupero come da attese (+7,4%), ha visto in agosto-settembre una stabilizzazione che la porterà a concludere il terzo trimestre poco sopra il +20% ma a -10% se si prendono a riferimento i livelli pre-Covid.
Il PMI in agosto (53,1) fornisce segnali positivi sulla domanda. Apprezzabile ma parziale fino ad agosto la ripresa della fiducia delle imprese. Gli ordini interni dei produttori di beni di consumo e di investimento confermano un moderato recupero nel terzo trimestre.
L'export di beni ha recuperato a giugno (+14,2%), pur molto sotto i livelli pre-Covid (-15%). Risalita eterogenea tra settori e mercati: risultati positivi per gli alimentari, fortemente negativi per i mezzi di trasporto; in miglioramento le vendite in Germania, Cina e Giappone, mentre aumenta la contrazione negli Usa.
Nota dolente restano i consumi. Ad agosto la fiducia dei consumatori è risalita appena e resta bassa segnala il Centro Studi di Confindustria secondo la quale i consumi privati (-11,3% nel secondo trimestre) saranno frenati da incertezza e perdite di reddito.
Capitolo lavoro. A luglio gli occupati sono aumentati (+85mila), ma restano in calo da febbraio (-471mila). Prosegue la risalita del numero di persone alla ricerca attiva di lavoro, crollato durante il lockdown. Secondo il report di CSC, l'occupazione continuerà a tenere fino a fine anno, salvaguardata dall'ampio ricorso alla Cig.
Per quanto riguarda la situazione finanziaria delle imprese, a luglio si registra un forte aumento del credito alle imprese (+4,4% annuo), spinto dalle garanzie pubbliche in risposta alle necessità di liquidità. I prestiti emergenziali hanno poi raggiunto 90 miliardi al 9 settembre secondo i dati della Task Force guidata da MEF e Banca d'Italia).
Questo, segnala infine il Centro Studi di Confindustria, aiuta nel breve, ma pesa sul debito bancario: da 16,5% a 18,4% del passivo, annullando parte del calo dell'ultimo decennio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero