«Il governo è al lavoro ma è impensabile rimborsare chi ha pensioni fino a sei-otto volte la minima, dopo che con il contributivo i giovani non arriveranno a due-tre volte...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Un caso nel caso, quindi. Zanetti ha precisato di parlare a titolo personale ma spiega: «Il governo deve dirlo forte, escludo che si restituiscano quelle somme dopo i sacrifici che abbiamo chiesto».
«Non rimborsare tutti è compatibile con la sentenza della Consulta», hanno sottolineato fonti governative dopo l'uscita di Zanetti. Le stesse fonti aggiungono che domani in consiglio dei ministri non sono previsti ancora interventi.
Intanto fonti vicine alla Corte e alcuni giuristi spiegano che la sentenza della Consulta sulle pensioni, senza l'introduzione di eventuali interventi del governo, vale di per sè erga omnes ed è immediatamente applicativa: tecnicamente non serve un ricorso, anche se questa può essere una via per sollecitare il rimborso.
Bruxelles «aspetta la decisione del governo su come attuare la sentenza della Consulta e ne valuterà l'impatto sui conti», ma «questo non deve compromettere l'impegno italiano a rispettare le regole del Patto»: così fonti Ue, precisando che «la sostenibilità dei conti deve restare una priorità anche alla luce dell'alta spesa pensionistica».
La Commissione europea è in contatto con le autorità italiane e si aspetta notizie al più presto. Non c'è una vera scadenza per presentare le decisioni del governo a Bruxelles, ma c'è una circostanza significativa che potrebbe accelerare le mosse italiane: il 13 maggio verranno presentate le Raccomandazioni specifiche per Paese (CSR), il documento annuale con cui la Commissione dà agli Stati 'pagelle' e 'compiti a casa', ovvero una valutazione complessiva dell'andamento dei conti pubblici in relazione agli obiettivi di bilancio fissati, e un esame delle riforme in corso e del loro impatto.
Se l'Italia non invierà prima del 13 maggio alcuna informazione sulle misure compensative che intende attuare, quello sui suoi conti rischia di essere un giudizio 'sospesò, sul quale potrebbe presto abbattersi una tegola che costringerebbe Bruxelles a rivedere i dati sia sul deficit che sul debito del 2015. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero